DECISION-MAKING: l’arte di fare scelte vincenti.
Decision-making: un’espressione molto utilizzata, sentita, in voga. Ma perché?
Le nostre giornate lavorative e relazionali sono piene di tante, tantissime decisioni da prendere, scelte da fare, opzioni da valutare, alternative da ponderare.
Scelte semplici o più complicate, decisioni grandi o piccole che, in ogni caso generano conseguenti cambiamenti da fronteggiare e gestire.
Decision-making: di cosa stiamo parlando?
Contenuti
Decision making: di cosa si tratta? Come si definisce e qual è il suo campo d’azione e scopo?
Per comprendere bene il significato di ‘decision making’ dobbiamo pensare al processo cognitivo che ci porta a prendere una decisione, che ci porta a scegliere una soluzione, la soluzione che riteniamo più efficace – ovvero quella che ottimizza i benefici e che minimizza le problematiche – passando attraverso una definizione del problema, degli obiettivi da conseguire e una lucida valutazione delle alternative possibili.
Un processo che, soprattutto in ambito lavorativo e strategico, deve necessariamente fare i conti con la capacità di pensare creativamente e al di fuori degli schemi, con il controllo dei fattori emozionali in gioco che possono influenzare la decisione, con il rischio di non riuscire ad evitare pregiudizi e trappole che possono portare a prendere decisioni sbagliate, in quanto dettate dall’irrazionalità e dall’emotività.
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Decision-making in aggiunta al problem solving
Decision making e problem solving due facce della stessa medaglia: spesso quando si parla di decision making si chiama in ballo anche il problem solving e, per un certo verso, questa associazione è giustificata: sono capacità spesso assimilate.
Però in realtà la differenza tra queste due competenze trasversali – molto richieste in ambito lavorativo – è davvero sostanziale.
Il problem solving è una competenza che precede, cronologicamente e non per importanza, quella del decision making. Si tratta di skill complementari, averle entrambe significa avere un ventaglio ampio e completo di tecniche e strategie per fronteggiare situazioni lavorative e personali, di gruppo e individuali.
Il problem solving è focalizzato sull’ individuazione, definizione e risoluzione di un problema. Il decision making è il passo successivo, ovvero quello che ci richiede di mettere in atto strategie decisionali soppesate e valutate con determinati criteri.
In questo senso il problem solving si concentra sul passato del problema e cerca di individuarne cause e possibili soluzioni, mentre il decision making punta a intervenire sullo scenario futuro attraverso scelte che indirizzino e proiettino verso determinate direzioni, ritenute migliori.
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Prendere delle decisioni tenendo conto delle emozioni
Come già anticipato, e come non risulta difficile immaginare, in ogni processo decisionale, le emozioni giocano un ruolo fondamentale!
Il pensiero comune, il più diffuso, sostiene che il processo mentale del decision making è (o dovrebbe essere) il più possibile razionale: fare scelte, decidere, e intraprendere una strada piuttosto che un’altra è qualcosa che, nella mente di tutti noi “dovrebbe” essere slegato dall’emotività. Il pensiero razionale e il processo decisionale non dovrebbero lasciare spazio alle emozioni. In effetti, le emozioni sono spesso considerate eventi irrazionali in grado di distorcere il ragionamento.
Tuttavia, attualmente, e direi finalmente, ci sono teorie e ricerche che si concentrano sull’importante ruolo delle emozioni. Le emozioni stanno finalmente vivendo una fase di riabilitazione, non vengono più viste solo come un impedimento nei processi di decision-making. La pura razionalità non è sempre e per forza la strada migliore da percorrere per evitare di prendere decisioni di cui poi ci pentiremo.
Le emozioni sono qualcosa di innato e potente, che non può essere sopito o messo a tacere. Ecco perché invece di affannarsi in tentativi volti a silenziarle, dovremmo, invece, dar loro voce e ascoltarle attentamente: ogni scelta supportata da un’emozione può rivelarsi molto più efficace di una fatta ignorando la spinta emotiva.
Il ruolo del “sentire” nello sviluppo del pensiero, anche razionale, è davvero fondamentale!
Sviluppare la propria intelligenza emotiva è la chiave per essere allineati con le proprie decisioni.
Le emozioni, insomma, sembrano in grado di aiutare il decision-making, influenzando non solo la natura di una decisione, ma anche la velocità con cui viene presa, e lo spessore emotivo che evoca.
Making the decision: i sette passi per la scelta
Esistono moltissimi modelli strutturati di decision making individuale e di gruppo, molti dei quali adatti ad ogni situazione, mentre altri specifici per ambito e tipologia di intervento.
Se però dovessimo fare una lista che ripercorra nella maniera più generica e semplice lo schema di intervento più efficace per prendere una decisione vincente, potremmo farlo attraverso sette punti:
1- Definire l’obiettivo e il risultato:
Abbiamo bisogno di prendere una decisione. Innanzitutto bisogna cercare di definire la natura della decisione da prendere nella maniera più chiara possibile. Questo primo passaggio è molto importante perché, ovviamente, indirizzerà tutto il lavoro successivo.
2– Raccogliere dati:
La raccolta delle informazioni è un passaggio altrettanto fondamentale, addirittura si usa dire che prendere una decisione è quel processo che siamo costretti ad attivare solo quando non abbiamo tutte le informazioni a disposizione, perchè se le avessimo avremmo anche già ben chiara la direzione nella quale muoverci, senza interrogarci minimamente sulla questione. Al giorno d’oggi, nell’era informatizzata che viviamo, siamo letteralmente bombardati di informazioni. Ecco perché è importante evitare la sindrome di eccesso di informazione e saper fare un distinguo tra informazioni disponibili e informazioni rilevanti. Solo queste ultime devono essere collezionate e ricercate. Alcune saranno subito disponibili e a portata, altre saranno da scovare e raccogliere online, nei libri, da altre persone e da altre fonti.
3- Sviluppare opzioni e alternative:
Man mano che si raccolgono le informazioni, probabilmente verranno identificati diversi possibili percorsi di azione. In questo passaggio, bisogna elencare tutte le vie possibili e realizzabili. E’ proprio in questa fase che deve emergere l’aspetto creativo e visionario della tua mente, per riuscire a portare il tuo processo decisionale al di fuori degli schemi della banalità e dell’ordinarietà. E’ questo il momento di immaginare e fantasticare sulle opzioni in maniera assolutamente sovversiva rispetto alle leggi della logica. Sarà poi successivamente in un’altra fase che il pensiero razionale andrà a selezionare e codificare la via migliore tra quelle enumerate. In questa fase spesso viene utilizzato il brainstorming.
4- Valutare le alternative:
Bisogna posizionare le variabili in un ordine di priorità, in base ad un sistema di valori, per rendersi conto che dalle opzioni più disparate si arriverà a selezionare due o tre alternative, che si differenzieranno dalle opzioni in quanto dimostreranno un potenziale risolutivo equivalente.
5- Prendere la decisione:
Dopo aver soppesato tutte le prove, si è pronti per selezionare l’alternativa che sembra essere la migliore per te. Si possono anche scegliere combinazioni di alternative.
6- Agire immediatamente per implementarla:
Ora è il momento per intraprendere un’azione positiva iniziando a implementare l’alternativa scelta. E da questo momento in poi che, iniziando a mettere in campo l’azione concreta, non si potrà più tornare indietro.
7- Riflettere sulla decisione:
In questa fase finale, è importante considerare i risultati della decisione e valutare se ha risolto o meno la necessità che identificata nella Fase 1. Se la decisione non ha soddisfatto la necessità identificata, potrebbe essere necessario ripetere alcune fasi del processo per prendere una nuova decisione. Ad esempio, raccogliere informazioni più dettagliate o leggermente diverse, oppure applicare maggiore creatività in fase di individuazione e immaginazione delle opzioni.
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Decision-making significato nascosto
Ricordate che ogni decisione, per quanto ci possa apparire importante, rimane pur sempre una tra le tante che compiamo. L’indirizzo generale degli eventi rimane dunque sempre nelle nostre mani e nella nostra capacità di imparare dalle decisioni passate e dagli errori, per poter compiere decisioni future più in linea con noi stessi.
Qual è dunque la vera natura del decision-making? Qual è il suo significato più profondo?
Applicare le tecniche di decision making risulta fondamentale per imparare a gestire l’importante differenza tra decisioni sbagliate e cattive decisioni.
Le cattive decisioni sono assolutamente da evitare, o quanto meno da limitare, poiché sono scelte fatte in mancanza dei presupposti minimi richiesti da uno qualsiasi dei processi decisionali applicabili. Sono decisioni cattive, nel senso che già prima essere prese manifestavano chiaramente la loro fallacia.
Al contrario, facendo migliaia di scelte al giorno, a tutti può capitare di prendere una decisione sbagliata, cioè che partiva da presupposti di processo decisionale corretti nella teoria, che poi non si sono tradotti nella pratica. Come detto, sono proprio queste decisioni sbagliate che ci permettono di crescere e migliorare come individui e come professionisti; e che soprattutto affinano con il tempo la nostra capacità di decision making.
Un ultimo consiglio date un occhio al nostro corso decision-making online a riguardo.
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