HOUSE ORGAN, ha senso oggi un magazine aziendale?
Nell’era dei social, quanto pesa lo storytelling su carta?
Contenuti
Esiste un sito, che consigliamo di visitare, che raccoglie i maggiori house organ del Novecento.
Si chiama houseorgan.net ed è una piattaforma utilissima per chi studia comunicazione e per chi ogni giorno la fa, che nasce da un progetto di ricerca varato nel 2009 dalla Fondazione ISEC, in collaborazione con l’Istituto lombardo per la storia contemporanea.
Obiettivo è quello di catalogare gli house organ e i periodici d’impresa pubblicati tra 1930 e il 2000. Ben 70 anni di storia, delle aziende, della grafica e del “genere” house organ.
Perché quello del magazine aziendale, a suo modo, può essere considerato un genere a cavallo tra una produzione giornalistica pura e un’attività di ufficio stampa e comunicazione.
Per un verso, si tende a redigere una serie di contenuti organizzati come una vera e propria rivista da edicola, dall’altro, si punta a raccontare l’azienda sia a chi ci lavora che a chi ne viene a contatto.
A cosa serve un house organ
Tipi di magazine aziendali e obiettivi
L’house organ è utilizzato per diffondere la cultura e la filosofia aziendale sia tra i dipendenti dell’azienda, contribuendo a far crescere il senso di appartenenza e condivisione del team di lavoro, che tra gli stakeholder, per informarli sulla realtà aziendale rendendola per loro più attrattiva.
Va da sé che le tipologie di house organ differiscono per format e contenuto proprio in base al target di riferimento e dunque all’obiettivo che viene evidenziato.
Il magazine aziendale quando è rivolto ai dipendenti stessi ha l’obiettivo di interessare il personale all’azienda, informarlo circa l’organizzazione interna, le varie novità sia in ambito commerciale che relative alla fattispecie produttiva dell’azienda come possono essere aggiornamenti sui prodotti o sui servizi erogati, favorendo la circolazione delle notizie tra uffici.
Oltre al compito meramente informativo, l’house organ va inteso come anima aggregante, uno strumento di storytelling aziendale nel quale riconoscersi e del quale sentirsi parte. Proprio per questo, fondamentale è fornire delle rubriche-vetrina in grado di mettere sotto i riflettori tutte le anime dell’azienda coinvolgendole in un discorso corale.
Questo aspetto appare decisamente più marginale quando l’house organ guarda fuori dalle mura di casa propria e si rivolge al mondo dei clienti, dei potenziali tali, degli investitori e dei rivenditori.
Qui l’obiettivo sarà quello di “fare colpo sullo straniero”, per un verso presentando l’azienda con eleganza e mostrandone storia e attività e, per un altro, tracciandone la filosofia con articoli a carattere più generale, che spaziano dall’economia all’attualità e alla cultura. Questi contenuti non devono però mai dimenticare un aspetto fondamentale: devono veicolare il brand, promuoverlo, renderlo attraente.
Al tempo dei social network, serve ancora?
Un altro storytelling vestito da magazine? Serve veramente?
A cosa serve oggi una rivista cartacea, con tutti i costi che ne seguono, al tempo dei social network e del web? Domanda più che legittima visto il passaggio al digitale.
Eppure l’house organ ha ancora ragion d’essere perché crea una sintesi perfetta di quello che continuamente viene postato sui social, spezzettato in newsletter e articoli del blog. Rappresenta cioè una piattaforma che raccoglie in maniera organica svariati contenuti ponendoli in dialogo tra loro.
Per organizzare questi contenuti in maniera accattivante, l’house organ abbandona la formula meramente informativa di stampo giornalistico e assume quella dello storytelling.
Un racconto che fa da fil rouge dei vari contenuti aziendali e li rende attrattivi per gli “esterni” che, proprio attraverso l’house organ così concepito, vengono inclusi nello storytelling e ne diventano parte.
Caso esemplare è quello delle varie organizzazioni no-profit che parlano ai donatori e ai potenziali tali come se non ci fosse una divisione tra dentro e fuori l’ONG o ancora, IKEA che mescola prodotti e storytelling così da presentare all’utenza un catalogo raccontato che si converte alla forma “house organ”.
Lo storytelling aziendale che assume una forma più strutturata, la ricchezza dei contenuti, la piacevolezza del magazine, il fatto di essere punto di riferimento e piattaforma organica del racconto aziendale e del modo con cui l’azienda guarda al mondo, fa sì che le aziende più importanti continuino ancora oggi a produrre un house organ.
Come realizzarlo? Il magazine della tua azienda in 5 mosse
Dalla burocrazia alla realizzazione
Ok, se siete giunti a questo punto e magari vi abbiamo convinti circa l’importanza e l’utilità di un house organ per la vostra azienda, vi starete chiedendo come è possibile realizzarlo.
In cinque passaggi riassumiamo quel che occorre per costruire un magazine aziendale.
- GLI ASPETTI BUROCRATICI
Prima ancora di pensare alla forma grafica e contenutistica, ci sono passaggi burocratici da assolvere. Primo fra tutti è avere un editore e un direttore responsabile iscritto all’Albo dei giornalisti/pubblicisti. Secondo aspetto è quello di indicare il nome della tipografia. Dopo tutto è un prodotto editoriale a tutti gli effetti, anche se non lo trovi in edicola. - I CONTENUTI.
Risolti i primi aspetti ora si può passare ai contenuti. L’house organ va pensato come un progetto di storytelling continuativo, una storia che attinge spunti e contenuti dall’attualità, dall’azienda, dai suoi prodotti, dai social, dall’intorno aziendale. Una narrazione che si proietta in avanti verso i prossimi numeri. Vanno organizzate rubriche, interviste, focus, curiosità. Una rete di contenuti che descrivano ogni ambito aziendale, dalla sua storia a chi ci lavora, da quel che fa alla filosofia con cui lo fa sino al suo modo di pensare e guardare la mondo. - LA VESTE GRAFICA
Stabiliti i contenuti occorre definire un menabò, una griglia grafica che rimanga piuttosto invariata di numero in numero. Si deve tenere conto del fatto che il look fa la sua parte anche quando si parla di magazine, soprattutto se si guarda oltre le mura di casa. L’house organ è una testata. Quindi può avere un logo proprio e un proprio naming. - LE FOTO
Accanto alla grafica accattivante ci sono le foto. Nel mondo d’oggi, l’aspetto visual è pregno di importanza. Sappiamo che le foto sono quelle che aiutano la conversione sui social, sono quelle che invogliano il lettore in libreria nella scelta di un libro da acquistare e ancora, sono quelle che aprono la strada alla lettura di un articolo anziché un altro. Non è quindi banale pensare di ingaggiare un fotografo per scattare foto utili al magazine. - I CONSIGLI
Sviluppare il progetto di un house organ è una saggia decisione che comporta però anche una certa responsabilità nella scelta. La responsabilità è quella di capire che si tratta di un veicolo di comunicazione molto meno volatile di un social e, per certi versi, se non altro data la forma cartacea, più autorevole e dispendioso. Occorre quindi pensarlo chiamando a sé la collaborazione di un giornalista che oltre che comparire come direttore responsabile, si occupi anche di pensare il magazine, riordinando i contenuti già esistenti tra blog e newsletter e creandone di nuovi.
Hai già mille idee su come strutturare il tuo house organ ma qualche difficoltà nel convertire quel che ti frulla per la testa in realtà?
Don’t worry, rimani con noi, presto su questi schermi il corso che può fugare i tuoi dubbi e dare il via al tuo magazine aziendale.