LA VISUALIZZAZIONE IDEALE: definizione ed efficacia della capacità di visualizzare la performance prima di eseguirla
In questo articolo parleremo di visualizzazione, un’abilità sempre più comune tra i best performer in azienda come nello sport. Partiamo inquadrando i termini e definendo il campo di approfondimento scelto, riportando una definizione da dizionario italiano:
Cos’è la visualizzazione?
Contenuti
Visualizzazione = L’azione, l’operazione di visualizzare, il fatto di venire visualizzato
Per visualizzare intendiamo “Rendere visibile, apprezzabile con la vista, qualcosa fino al quel momento invisibile”
Nel coaching si fa molto uso di un concetto più ampio e creativo di visualizzazione; dovremo parlare infatti più correttamente di Visualizzazione creativa inerente l’ uso dell’immaginazione, per immergersi in qualcosa che nella realtà non si è ancora realizzato, allo scopo di facilitarne la concretizzazione.
Da qui in avanti nella trattazione ci soffermeremo soprattutto su questa seconda accezione.
Vedere, capire e realizzare
“Vedere” tramite le visualizzazioni ci permette di capire meglio, non a caso, se non comprendiamo qualcosa diciamo che “non ci vediamo chiaro”. Il processo logico implicito è il seguente: “Vedere” meglio significa capire meglio, capire meglio facilita il fare e la sua efficacia.
Quando parliamo di visualizzazioni quindi, ci riferiamo a momenti con cui rendiamo visibile qualcosa che vorremmo esistesse.
Guardare attraverso le visualizzazioni ci permette di capire meglio le relazioni esistenti tra le cose, ci permette di avere un senso complessivo del tutto, ci consente di concentrare la nostra attenzione su parti specifiche, senza perdere la visione di insieme; in un certo senso ci permette in modo indiretto di fare già un’esperienza di quanto vorremmo realizzare.
Ma per visualizzare quello che non esiste, bisogna saper immaginare. E già qui la faccenda si fa complicata. Cerchiamo di capire perché.
L’ Importanza dell’immaginazione nella visualizzazione
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, partiamo dai seguenti elementi:
- L’immaginazione è congenita all’uomo e non si limita solo alla vista e alle emozioni, ma copre tutti i sensi;
- Non tutti hanno la stessa abilità di immaginare e non tutti immaginano nello stesso modo, ma prevalgono le tipologie di senso che più ci caratterizzano. I visivi andranno più per immagini, gli auditivi presteranno maggiore spazio ai suoni e al parlato in genere, i cinestetici faranno maggiore uso degli aspetti emotivi e degli altri sensi;
- Si tratta di una capacità simile ad un muscolo: chiaramente se non lo alleniamo diventiamo pigri.
Partendo da quest’ultimo punto, in generale dobbiamo prendere atto che i percorsi accademici tradizionali non lasciano molto spazio a questa capacità umana, ma prevale il processo logico deduttivo, scientifico, poco spazio viene concesso ai sognatori.
Un po’ di storia: ad un certo punto la fantasia ha smesso di essere una cosa seria.
Nel corso del tempo si è assistito ad un progressivo ridimensionamento dell’importanza dell’immaginazione nella vita dell’uomo, l’illuminismo e gli enormi progressi delle tecnica, conseguenti a questo cambiamento della prospettiva di pensiero prevalente, hanno ridotto la predisposizione dell’uomo all’uso della fantasia.
Prevale il pensiero critico e la scienza, decadono superstizioni, misticismi e spiritualità che fino a quel momento rappresentavano parte integrante ed ordinaria della vita e del pensiero delle persone.
Insomma, la fantasia fino ad allora era una cosa molto seria: l’uomo non avendo i mezzi e le conoscenze di oggi, spiegava il mondo facendone un uso importante, quotidiano, affatto eccezionale o raro. Mettetevi un attimo nei panni di un uomo del medioevo senza cultura, senza mezzi, senza conoscenze; è facile capire quanta e quale fosse la predisposizione ad andare di fantasia ed immaginazione per spiegarsi il mondo.17
L’affermazione della scienza e della ragione ci ha permesso di raggiungere numerose conquiste, di migliorare le nostre condizioni di vita, di allargare ed ampliare i nostri orizzonti, ma in fondo forse abbiamo esagerato un po’, siamo ossessionati dal calcolo, dalla logica, dai processi razionali, dal controllo. Io per primo.
Questo ci appiattisce, disumanizza, ossessiona, arrivo a dire “spoetizza”, confermano queste affermazioni illustri pensatori come Jung, Tchaikovsky, Einstein, Mozart. Per quanto vorremmo il controllo, non lo raggiungeremo mai a pieno.
Mi domando allora: “La ragione” può bastare da sola all’uomo? Io penso di no.
Essere, fare, avere
Ogni creazione nel mondo è stata prima immaginata, il duro lavoro è sempre preceduto dall’immaginazione, avere un’idea in testa è fondamentale per fare le cose.
Siamo circondati da opere umane che nascono da pensieri, idee prima immaginate, nate da ispirazioni casuali o processi creativi intenzionali, ma pur sempre immaginate prima di essere realizzate.
L’idea precede sempre l’azione, focalizzare il nostro operato in immagini funzionali, visualizzate nel modo corretto, rafforza il nostro essere già nella situazione desiderata, focalizza la nostra concentrazione sulle azioni necessarie ad ottenerla, produce progressivamente risultati che riallineano la dimensione del nostro avere.
Spesso ragioniamo al contrario: vogliamo avere, pertanto facciamo e quindi siamo. In realtà è molto più saggio partire dall’essere, passare per il fare ed arrivare all’avere.
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