5 modi per impiegare la curiosità come strumento di business
La curiosità è una componente irrinunciabile del nostro essere umani, ma a prima vista la sua “utilità” potrebbe sfuggirci. Dal momento che nelle nostre affollate routine c’è spesso poco spazio per ciò che esula dalla funzionalità, abbiamo deciso di dedicare questo articolo alle potenzialità della curiosità in ottica business. Pronti?
La curiosità fa parte di noi
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Quando un bambino impara a parlare, il momento dei “perché?” si fa pericolosamente vicino. Non appena capiamo come esprimerci e relazionarci con gli altri, infatti, noi esseri umani sentiamo il bisogno di indagare il mondo esterno e i fenomeni che lo compongono.
Tra i “perché?” più gettonati ci sono quelli sul colore del cielo e dell’acqua, ma anche quelli che precedono l’osservanza di un divieto imposto da un adulto, come a dire “sarò obbediente soltanto se capirò le motivazioni che ti spingono a chiedermi questa cosa” (sicuramente una magnifica lezione di spontaneo spirito critico).
Quei “perché?”, apparentemente pretestuosi, costituiscono la base della nostra comprensione del mondo e fanno parte dei primissimi strumenti che impieghiamo per capire qualcosa senza (o prima di) farne esperienza pratica: “non devo toccare la stufa perché è calda” – una nozione che, ricavata grazie a una domanda ben piazzata, illustra le proprietà dell’oggetto senza costringerci a una prova diretta (e dolorosa).
Impiegare la curiosità nel business
All’interno di un progetto professionale, la curiosità è un elemento imprescindibile. La possiamo utilizzare per chiederci (e per capire) come e perché alcuni dei nostri competitor hanno più successo di noi, per conoscere meglio il nostro target di riferimento, per individuare nuove nicchie di mercato o per restare sempre al passo con i tempi.
Essere curiosi significa essere desiderosi di sapere, e la brama di conoscenza non può non essere annoverata tra le caratteristiche più nobili della nostra umanità.
Di seguito descriviamo cinque campi attraverso i quali è possibile migliorare il nostro approccio business lasciando spazio alla curiosità:
- Curiosità e problem solving
La curiosità non è soltanto una scintilla privilegiata per dare fuoco alle polveri delle nostre idee. Essere curiosi non significa per forza spingersi oltre i confini dell’esistente: a volte basta una piccola domanda, un minuscolo “come?” o “perché?” per far sbocciare un’intuizione preziosa.Pensiamo all’esempio di Robert Plath, il pilota statunitense che ha (re)inventato il trolley.
Esatto: qualcuno, nonostante il concetto di bagaglio esistesse da tempo immemore, ha dovuto immaginare il trolley.
Come ha fatto? Sappiamo già la risposta: con la curiosità (e una buona dose di pensiero laterale).A sondare per la prima volta la possibilità di mettere una valigia su ruote è in realtà Bernard Sadow, un valigiaio che con 17 anni di anticipo sul “Rollaboard” di Plath realizza una prima versione del trolley dopo aver ammirato la rapidità con la quale un oggetto ingombrante veniva trasportato da un facchino con l’ausilio di un carrello.
Nel 1987 Robert Plath, appassionato di piccoli lavori domestici, decise di attaccare due rotelle e un manico alla propria valigia per velocizzare le procedure di imbarco. L’idea, apprezzatissima da colleghi e assistenti di volo, non tardò a farsi notare negli spazi dell’aeroporto affollati da viaggiatori costretti a gestire con fatica i propri bagagli pesanti e ingombranti. Un nuovo, vastissimo mercato stava finalmente aprendo le proprie porte.
Perché abbiamo scelto proprio l’esempio del trolley? Semplice: per spiegare che, al di là di intuizioni epocali, a volte per risolvere un grande problema basta partire da una piccola, curiosa ipotesi.
- Curiosità e innovazione
Attraverso l’inesauribile fonte di intuizioni costituita dall’osservazione, la curiosità esercita una potente forza motrice anche sull’innovazione.Interrogarsi sul funzionamento delle cose e dei fenomeni che ci circondano significa allargare i propri orizzonti per comprendere uno spazio di conoscenza sempre più vasto, un campo da gioco ideale per aumentare le varianti combinatorie dell’immaginazione.
In ottica business, le domande “Perché funziona?” e “Perché non funziona?” rappresentano la coppia di interrogativi chiave per esplorare i meccanismi di una nuova idea e ottimizzare un prodotto o un servizio.
Non a caso, una delle maniere più efficaci per migliorare qualcosa è sottoporre l’oggetto di indagine a un campione esterno: le domande “ingenue” e “primitive” di chi non conosce ciò che gli stiamo presentando fungono da lievito per la crescita del nostro progetto, trasformando la curiosità altrui in una preziosissima fonte di insight.
- Curiosità e comunicazione
Per ovvi motivi, le persone curiose sono anche le più predisposte a lasciarsi sorprendere.
Nello spettro delle performance comunicative, essere curiosi significa interagire con gli altri nell’ottica di cercare sempre qualcosa di nuovo da comprendere e imparare. Contemporaneamente, una curiosità correttamente orientata (ovvero una curiosità che rientra negli argini della discrezione e della sensibilità) spinge gli altri a percepire l’interlocutore come un buon ascoltatore, ovvero come qualcuno con il quale vale la pena di “sbottonarsi” un po’ di più.Essere curiosi in ambito comunicativo significa anche porre interrogativi diretti tesi a comprendere meglio contenuti e contesti, ad esempio ponendo domande come “Com’è successo?”, “Cosa te ne pare?”, “Come hai raggiunto questa decisione?”, “Ti va di dirmi di più?”.
- Curiosità e relazioni interpersonali
Come estensione della curiosità in ambito comunicativo, la curiosità applicata alle relazioni ci aiuta a migliorare la nostra comprensione dell’altro, allenando la nostra sensibilità e aumentando il raggio della nostra comprensione del mondo.Mettere un pizzico di curiosità nelle relazioni significa, per esempio, reagire a un comportamento inaspettato (come una risposta brusca da parte di un collega solitamente amabile) con un interrogativo: “Perché ha reagito così?”, “Cosa c’è che non va?” o “In che modo potrebbe essere stato frainteso quello che ho detto?”.
Nell’ambiente del business, questo tipo di approccio si rivela particolarmente determinante quando viene applicato alle interazioni con fornitori e clienti: allenare la propria curiosità può significare guadagnare un vantaggio in termini di trattativa (una situazione in cui la comprensione del contesto è direttamente proporzionale al risultato), intercettare con prontezza nuovi bisogni e persino anticipare una determinata domanda in termini di acquisto.
- Curiosità e influencing
Nel trepidante e incerto mondo dell’influencing, in cui guadagnarsi e mantenere l’attenzione e le simpatie degli utenti è una questione della massima importanza, saper comprendere e anticipare i bisogni e i desideri del pubblico può fare la differenza tra il successo e l’oblio.Per far sì che le nostre posizioni siano capaci di influenzare gli altri è determinante individuare rapidamente tutto ciò che può catturare la curiosità di chi ci osserva: se siamo fashion influencer emergenti desidereremo che i nostri followers ci chiedano dove abbiamo comprato un determinato capo, se siamo aspiranti YouTuber sarà nel nostro interesse offrire tutorial che soddisfino o sollecitino a curiosità degli utenti, se è il nostro turno per prendere la parola in una riunione fondamentale vorremo catturare l’attenzione delle persone che dobbiamo convincere comunicando qualcosa che incalzi il loro desiderio di saperne di più.
La curiosità ha il potenziale di trasformarsi in risorsa ogniqualvolta viene esercitata. Fantastico, no?
Per sfruttarla a nostro vantaggio dobbiamo soltanto “lasciarla accesa”, un po’ come faremmo con il WiFi dello smartphone per essere pronti a sfruttare tutte le reti non protette che ci capitano a tiro.
Avevi mai ragionato su queste opportunità? Te lo chiediamo perché siamo curiosi…