BUONI PROPOSITI 2024. Il futuro sta nel tappo
Dom Pérignon, Amorim Cork e ambiente. Viaggio nel mondo del sughero
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Le festività si avvicinano e siamo certi che vi stiate preparando a tirar fuori le migliori bottiglie di vino per accompagnare i menù delle feste. Siamo sicuri di quanto siate impazienti di sorseggiare bollicine top per brindare in grande stile e in compagnia al nuovo anno.
In tutte queste situazioni sappiate che lui ci sarà. E c’era molto probabilmente anche quando, in una cena romantica a lume di candela, avete chiesto alla vostra metà di sposarvi o quella sera che avete festeggiato un nuovo cliente conquistato.
Di chi stiamo parlando? Del tappo di sughero. Sì, proprio lui, quello che, a raccontarne la storia, si finisce addirittura ad Efeso nel primo secolo a.C. quando sigillava anfore contenenti vino. Oppure quando, più tardi, nel XVIII secolo, tra le mani del monaco francese Dom Pierre Pérignon, divenne la chiusura perfetta per quello che sarebbe diventato senza se e senza ma lo Champagne.
TRE MOTIVI PER PARLARE DI TAPPI IN SUGHERO
Ma perché parlare di tappi di sughero su Oltremeta?
Essenzialmente per tre ragioni. La prima è che quella che sembra una curiosità da relax a fine anno, rivela non solo quanto la storia sia culturalmente affascinante, ma anche quanto possa derivarne un business in continua evoluzione.
La seconda è che esiste un’azienda che proprio quando si pensava che il tappo di sughero stesse per essere soppiantato da quello sintetico ha deciso di aumentare i propri investimenti nella ricerca e nella comunicazione diventando leader mondiale della produzione di un settore in crescita.
La terza è perché la coltivazione del sughero è sostenibile, ha zero spreco e dà origine ad un prodotto con più vite.
Quindi, visione, marketing etico, investimenti nella ricerca, sostenibilità ambientale: gradini da salire con brio per brindare davvero al nuovo decennio che si inaugura tra poco. Un potpourri di buoni propositi per il 2020.
IL TAPPO IN SUGHERO DALL’ANTICHITÀ AD OGGI. L’INTRAMONTABILE STORIA DI UN SUCCESSO
Si racconta che nell’antica Grecia, dal V secolo a.C. si adoperasse come consuetudine il sughero per la chiusura dei contenitori. Oltre 2500 anni fa infatti, l’uomo aveva scoperto come la corteccia del sughero fosse caratterizzata da un legno capace di isolare termicamente, di resistere agli urti, di galleggiare e di essere minimamente permeabile ai liquidi così da poterli sigillare in appositi recipienti.
Vera svolta nella storia del tappo in sughero fu quella avvenuta in Francia nella seconda metà del XVII secolo quando il monaco benedettino Pierre Dom Pérignon inventò il tappo per “imprigionare” le bollicine del vino frizzante. Questa invenzione permise allo champagne di potersi conservare nel tempo senza perdere le sue qualità morfologiche ed organolettiche, divenendo poi quello che oggi è.
Da quel momento, l’utilizzo del tappo in sughero nell’enologia divenne sempre più consueto, sviluppandone gradualmente un mercato attivo e prolifico sino ad oggi. Basti pensare che per chiudere 12 miliardi di bottiglie di vino da 0,75 cl, cioè i quasi due terzi della produzione mondiale, ancora oggi vengono utilizzati tappi in sughero.
La richiesta è in ulteriore incremento visto il boom che il “nettare degli dei” sta avendo nei nuovi mercati orientali. L’incremento del fabbisogno fa emergere il rischio reale che non vi siano sufficienti sugherete per soddisfare la richiesta. Questa evoluzione stimola il mercato e il business che ne consegue.
RICERCA, FUTURO, ETICA, COMUNICAZIONE. DAL PORTOGALLO AL MONDO. IL CASO DI AMORIM CORK
Amorim Cork Group. Passaporto portoghese. Lingue parlate: tutte. Leader mondiale nel mercato dei tappi in sughero, l’azienda è stata fondata nel 1870 da António Alves de Amorim, produttore di tappi in sughero a Vila Nova de Gaia, vicino a Porto, seconda città del Portogallo, e tutt’oggi è ancora proprietà della famiglia Amorim, giunta alla sua quarta generazione.
Quando nel 1999 è apparso sul mercato il tappo sintetico si credette che era lui il naturale erede dell’obsoleto tappo in sughero. Ma così non è stato, anzi. Ancora due terzi della produzione enologica mondiale sceglie il sughero per chiudere le proprie bottiglie.
Quando António Rios de Amorim nel marzo del 2001 divenne AD di Amorim, il sughero viveva un forte momento di crisi. La vision aziendale puntò tutto su innovazione, perseveranza, etica.
Tutta la comunicazione del gruppo scelse di orientarsi su un concetto: lavoriamo un materiale sostenibile, quindi la sostenibilità è nel nostro DNA aziendale.
Lo storytelling si fonda sul senso del rispetto per la vita, sia essa quella del Pianeta che quella intima e personale o ancora quella del vino.
La campagna “Una assicurazione sulla vite” si concentra sul senso di protezione del prodotto vino. La multisoggetto che ferma i vari istanti della vita privata al momento della condivisione gioiosa con una bottiglia di vino e dunque con la presenza di un tappo Amorim evidenzia il linguaggio emozionale che cuce la vita dell’azienda con quella delle persone comuni.
Il progetto denominato Etico con cui nel 2010 Amorim ha recuperato oltre 400 tonnellate di tappi in sughero per poi macinarli e trasformarli in granina per la bioedilizia o materiali destinati all’industria automobilistica o aerospaziale, ha connotato Amorim come l’azienda che guarda al Pianeta e al domani, molto prima che Greta Tumberg ci chiedesse di farlo.
E poi l’attenzione costante al welfare aziendale, al marketing territoriale e alla ricerca, quella con la “a” maiuscola. Ultima frontiera è proprio quella, infatti, che ha visto l’azienda a lavoro negli ultimi 15 anni per produrre il tappo senza odore di tappo.
Ben 150 milioni di investimento per sviluppare una tecnologia in grado di rilevare la molecola responsabile di questo difetto e per mettere a punto un metodo per eliminare questo problema e dunque ridurre ulteriormente gli sprechi.
Queste politiche hanno portato l’azienda a incrementare gli utili passando dai 25 milioni del 2011 ai 70 milioni del 2017, con una crescita di circa il 180%. Amorim così si configura leader indiscusso del mercato.
IL CIRCOLO VIRTUOSO DEL SUGHERO. SOSTENIBILITÀ È FUTURO
Cosa c’è di meglio di fare business, quindi, con qualcosa che in sé ha storia, cultura, che si conferma anche nel presente ricco di valore e in aggiunta fa anche bene all’ambiente?
I nuovi mercati interessati al vino, come detto, incrementano la richiesta di tappi in sughero, quindi il settore è in espansione, investendo sia per aumentare la produzione che per migliorare la produttività. Accanto alla sfera business, a trovare giovamento è anche l’ambiente, caso forse più unico che raro.
Impiantare nuove sugherete è una politica che fa bene al Pianeta. Le querce da sughero sono infatti di grandissimo aiuto per assorbire l’anidride carbonica, rendere i terreni più produttivi, combattere la desertificazione, arginare gli incendi.
E persino l’industria del sughero è una delle più sostenibili. Infatti per poter utilizzare il prodotto occorre prendersi cura delle foreste per decenni, avere attenzione per lo stato di salute delle querce che si rigenerano proprio nella pratica dello “snudare” il tronco.
E del prodotto poi, non si butta via nulla. La pianta infatti sviluppa diversi segmenti di mercato, da quello dei tappi a quella degli isolanti termici, dal settore aerospaziale sino all’artigianato artistico.
Di poche pretese, la quercia da sughero cresce in luoghi caldi, aridi e con poca acqua come il nord Africa, il Portogallo, ad oggi massimo produttore e la nostra Sardegna.
Chiudere l’anno con una buona notizia fa bene. Esiste un anello che congiunge economia, welfare e ambiente e non c’è nulla di meglio che stappare una bottiglia di champagne e per una volta pensare di farlo anche per il Pianeta.
Tanti auguri da Oltremeta
Motivo in più per brindare al futuro e con buone ragioni.