CHANGE MANAGEMENT: come imparare a percepire, riconoscere e gestire i cambiamenti.
Change management ovvero la capacità di gestire al meglio i cambiamenti. Il cambiamento è l’unica costante delle nostre vite. Tutto muta intorno a noi, e anche dentro di noi. Ecco perché essere in grado di governare, per quanto possibile, i cambiamenti che ci coinvolgono, è una competenza importantissima per non esserne travolti o, nei casi peggiori, annientati.

La capacità di gestione dei cambiamenti è una skill trasversale e molto complessa: essa chiama in campo diversi aspetti del nostro essere: la dimensione personale, quella psicologica, quella sociale e quella lavorativa.
Change management cos’è:
Ecco allora che ci ritroviamo in una situazione assolutamente paradossale: se da una parte il cambiamento è connaturato al nostro essere, dall’altra ci spaventa terribilmente in quanto sconosciuto e poco familiare. Il cambiamento va contro una delle nostre spinte interiori più forti, quella della prevedibilità, della certezza che ci rassicura.
A questo punto entra in campo un’altra skill importantissima, quella della resilienza, intesa come capacità di tolleranza e adattamento all’imprevisto.

Change management e resilienza, infatti, sono competenze che vanno a braccetto: la resilienza può essere l’arma che davvero ci sostiene nella gestione del cambiamento.
Cosa si intende per “management”? Cesare Pavese diceva “Non ci si libera di una cosa evitandola, ma solo attraversandola”. I cambiamenti derivano direttamente dalle nostre decisioni, che generano questioni sempre nuove da affrontare. Evitare il cambiamento è davvero l’unico modo sbagliato di affrontarlo. Dobbiamo imparare ad affrontare e gestire i cambiamenti!
Perciò imparare a gestirli significa mettere in atto dei comportamenti, individuali e di gruppo, necessari per affrontare e gestire al meglio, in maniera strutturata, sia quelli volontari che quelli involontari, al fine di evolvere e crescere.
Processo di change management: innanzitutto individua la tipologia di cambiamento
La prima cosa sulla quale fare riflessioni è la tipologia di cambiamento che ci apprestiamo ad affrontare, sperando di gestirlo al meglio:
– volontario/involontario: nell’ambito della gestione del cambiamento, la prima distinzione da fare è tra quello volontario e quello involontario, il primo è frutto di una libera scelta, si genera quindi dall’interno e si propaga verso l’esterno con l’attuazione, più o meno strutturata, di azioni finalizzate ad esso. Il secondo, quello involontario, al contrario, è un mutamento di scenario esterno, che ci chiama in causa e ci “costringe” ad adeguarci o a soccombere.
– personale/professionale: un’altra distinzione importante da fare, riguarda l’ambito in cui il cambiamento si attua. Le due dimensioni principali che ci coinvolgono sono sempre quella personale e quella professionale, e nonostante gli schemi di gestione possano essere simili o addirittura identici, la risonanza del cambiamento e i suoi effetti saranno diversificati.
– graduale/immediato/a valanga: possiamo, distinguere i cambiamenti anche in base alla modalità con la quale si attuano (sia che noi ne siamo attori principali, oppure soggetti passivi). Il cambiamento graduale, quindi pianificato ed attuato step by step. Il cambiamento immediato, come quando un fulmine abbatte un albero. Il terzo tipo, è il cambiamento a effetto valanga: la palla di neve che rotola e rotola e arriva ad essere una valanga. Quello che gli scienziati chiamano “effetto farfalla” la farfalla che con un battito di ali che innesca una reazione a catena fino a produrre a tanti chilometri di distanza in un uragano.
– lineare/catastrofico/strategico: possiamo infine, distinguere i cambiamenti in base alla luce che gettano nello scenario in cui si presentano, nel quale li mettiamo in atto. Viene definito lineare quel cambiamento che spinge a dare importanza alle cause dei problemi: catastrofico quello che genera una cesura netta tra un prima e un dopo ed infine si chiama cambiamento strategico quello che genera il già citato “effetto valanga”
Ciclo emotivo del cambiamento: modelli di change management universali
Un secondo aspetto sul quale puntare la nostra attenzione è la conoscenza degli stati emotivi che, universalmente, si attraversano dal punto vista psicologico, quando ci si appresta a fronteggiare un cambiamento, di qualsiasi natura e tipologia esso sia.
Il ciclo emotivo del change management è proprio il susseguirsi di fasi emotive e stati psicologici che tutti gli esseri umani ciclicamente vivono quando sono investiti da cambiamenti: vediamolo più da vicino.
Fase 1 – ottimismo ingiustificato: durante i primi passi siamo pervasi da un senso di invincibilità, poco razionale e del tutto ingiustificato. Tutto ci appare possibile e la nostra motivazione è ai massimi livelli.
Fase 2 – pessimismo giustificato: dopo pochi giorni o qualche settimana, ad ogni modo presto, l’entusiasmo iniziale si disperde e noi ci troviamo a fare i conti con la realtà. La maggior parte delle persone rinuncia all’obiettivo proprio nella fase due.
Fase 3 – realismo incoraggiante: è in questa fase che si distinguerà chi andrò avanti nel perseguimento del proprio obiettivo, mettendo in pratica uno specifico piano di change management
Fase 4 – ottimismo giustificato: qui troveremo chi è riuscito ad emergere dalla palude del pessimismo, ha attraversato la fase 3 e si troverà presto a toccare con mano i risultati raggiunti. Questo innescherà una nuova spirale di ottimismo, questa volta giustificato: servirà per dare la spinta finale al cambiamento.
Fase 5 – conclusione: questa è la fase in cui si deve celebrare il cambiamento. Rito assolutamente importante per comunicare al nostro cervello, in modo cristallino, che quello che siamo riusciti a fare è stato grandioso e nuovamente possibile, nelle prossime sfide che il cambiamento futuro ci proporrà di certo.
Change management metodo infallibile in 5 step
I primi due step di questo metodo vanno messi in pratica durante la fase dell’ottimismo ingiustificato e servono proprio per evitare che tale ottimismo possa annebbiare la nostra vista e capacità di giudizio sull’andamento del cambiamento:
1. Mettere per iscritto una lista dei benefici che ci aspettiamo di ottenere da questo cambiamento. Senza tralasciare nulla. Questa lista ci aiuterà a “cristallizzare” l’entusiasmo e sarà estremamente preziosa nei momenti di difficoltà.
2. Tirare il freno a mano: quando intraprendiamo un cambiamento tendiamo a strafare e ci ritroviamo così col fiato corto dopo pochi km. Sarebbe più saggio partire invece in modo graduale, al di sotto di quelle che crediamo siano le nostre possibilità e focalizzarci sull’essere costanti.
3. Procedere per step. Successivamente, in particolare nella fase del realismo incoraggiante, sarà importante attivare una grande forza di volontà vedendo come sia possibile iniziare a muovere i primi passi in direzione di progressi incoraggianti. Questo step è caratterizzato da pragmatismo e, se volgiamo, autoreferenzialità. Concentrarsi in maniera concreta su se stessi, sul proprio giardino, e vedere giornalmente piccoli progressi effettivi ci darà la spinta per progredire.
4. Insistere per un tempo prolungato e predefinito: in questo modo inizieremo a vedere che ciò che ci appariva impossibile, se valutato nell’insieme, è in realtà fattibile, se scomposto in piccole porzioni consequenziali. Per questo motivo in questa fase è importante porsi dei piccoli obiettivi quotidiani, magari da scrivere e depennare appena raggiunti.
5. Fare con se stessi una promessa d’acciaio: la motivazione è strettamente collegata a quanto significato ricopre l’obiettivo da raggiungere e questo è un valore che si differenzia per ogni persona.

In conclusione, cambiare è qualcosa di connaturato alla nostra vita, è l’indizio principale della nostra vitalità, è l’unica cosa certa che anima la nostra esistenza: nel corso del tempo cresciamo, il nostro corpo si modifica, viviamo esperienze sempre diverse, modifichiamo il modo di trascorrere le giornate e di vedere le cose, ecc. Insomma cambiamo anche senza muoverci e senza volerlo.
Per questo imparare a gestire questo aspetto così presente nella nostra esistenza è importante per non soccombere, anzi potenziarci come persone e professionisti!
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Per i fanatici esiste anche il change management institute.