MINDFULNESS: psicologia e meditazione si incontrano.
Alzi la mano chi di voi non ha mai sentito parlare di mindfulness. In questo momento storico così delicato, a più di un anno da un evento che ha stravolto le nostre vite minacciandone le basi e le fondamenta, aumenta significativamente la necessità di prendersi cura della propria salute mentale.
Tra i motivi principali ritroviamo un senso costante di paura per l’incertezza del domani. Ma non è forse vero che, pandemia o no, il domani è sempre stato incerto? La pratica della mindfulness è particolarmente efficace per ristabilire un contatto diretto col momento presente, col qui e ora, con la fisicità corporea e la certezza del respiro.
Di carattere ibrido, poichè fonde principi di psicologia alle più antiche tradizioni meditative orientali, è diventato uno strumento ampiamento utilizzato in campo psicoterapeutico ma anche per la prevenzione e la cura del proprio benessere psicofisico, nonchè della gestione di fenomeni come l’ansia e lo stress.
Che cos’è la mindfulness? Mindfulness significato.
Contenuti
Ma in che cosa consiste concretamente la mindfulness? Qual è il significato della parola “mindfulness” e cosa intende una persona quando afferma di praticarla?
Partiamo appunto da questo ultimo concetto, in quanto la mindfulness, prima di tutto, va praticata.
“Mindful” in inglese significa consapevole, infatti in italiano la mindfulness viene spessa tradotta come pratica della consapevolezza. Ma consapevolezza di cosa? Del presente, di quello che si sta vivendo nel momento in cui lo si vive. Negli incontri di mindfulness, si alternano interventi teorici dove viene ad esempio spiegato e fatto notare come il nostro cervello sia costantemente proiettato verso il futuro o verso il passato. Queste considerazioni non restano fini a se stesse ma vengono fatte fare delle esperienze di auto-osservazione che portano il praticante a prendere gradualmente coscienza di quante volte e in quali occasioni la sua mente si discosti dal presente.
Contemporaneamente vengono di volta in volta proposti degli esercizi di auto-osservazione che hanno come scopo principale quello di allenare la mente a stare nel presente, ancorandosi a un elemento fisico corporeo: si passa dall’osservazione del proprio respiro, notandone la durata, la temperatura, le sensazioni corporee ad esso legato, a tecniche di “body scan” nelle quali il praticante porta la sua attenzione in determinate parti del corpo al fine di percepirle, fino a degli esercizi da svolgere durante la giornata come ad esempio prestare attenzione alle sensazioni fisiche che si avvertono quando ci si veste/sveste (contatto tra tessuto e pelle) o all’obiettivo di essere presente ogni volta che si varca un qualsiasi uscio/porta.
Tutti questi esercizi mirano allo stesso tempo a far prendere consapevolezza (appunto mindfulness) di quanto spesso nella nostra giornata siamo distratti e stiamo “con la testa da un’altra parte” e ad aumentare, facendoli, la capacità di controllo della nostra mente: in sostanza la si allena a stare nel presente.
Mindfulness, psicologia e dottrina buddhista
Ma perchè tutta questo sforzo per allenare la mente a stare nel presente? Questo è uno dei tanti punti in comune che stanno emergendo ai giorni nostri e che legano il mondo della psicologia e psicoterapia occidentale alle filosofie orientali, ovvero che una grande forma di sofferenza è provocata dalla separazione, dalla distanza tra la realtà e la nostra mente. In psicologia si afferma che le paura è sana e necessaria quando ci protegge dai pericoli.
Essa fa parte della nostra parte animalesca, del nostro istinto di sopravvivenza, ma quando la paura diventa così grande a fronte di un pericolo solo remotamente potenziale e comunque non reale, siamo all’inizio di quello che porta a forti stati ansiosi e/o depressivi.
La storia del Buddha o la dottrina buddhista sono diventate fonte inesauribile di studio per la psicologia moderna per il modo in cui viene affrontato il problema della sofferenza nel mondo, cercando di comprenderne le cause profonde, e per la ricerca di un percorso che rimuova queste cause. Anticipando di millenni qualsiasi tecnica o protocollo terapeutico, Siddharta mise la mente al centro della questione del dolore, individuando nelle agitazioni mentali le principali fonti di sofferenza.
Uno dei cardini della dottrina buddhista, oggi ampiamente studiata in tutto il mondo nel campo della psicologia, sono le “Quattro Nobili Verità”:
1) La sofferenza
2) L’origine della sofferenza
3) La cessazione della sofferenza
4) La via che porta alla cessazione della sofferenza
Dice il Buddha: “Solo questo insegno: la sofferenza e la sua cessazione”
Majjhima-Nikaya
Secondo la tradizione infatti egli giunse a queste fondamentali e illuminanti verità meditando su nascita, malattia, vecchiaia e morte, eventi imprescindibili della condizione umana e non solo umana.
Le affermazioni contenute nelle 4 Nobili Verità mostrano che il Buddismo non inizia con “c’era una volta…” ma con un “c’è”, con una osservazione del presente.
Un altro motivo per cui la scienza psicologica si interessa così tanto a questa dottrina religiosa è che essa non racconta una favola, ma parla di cause e di effetti, di cose che si sperimentano in prima persona mediante un’osservazione cosciente, e non di cose che si credono o alle quali si “deve” credere per andare in paradiso o espiare dei peccati.
Contrariamente a ciò che la maggior parte di noi può pensare, per ignoranza, quando immagina lo spiritualismo orientale, esso è, in questa matrice buddhista, in realtà molto più concreto e fisico di quanto crediamo.
Nella pratiche di meditazione vipassana (dal sanscrito “chiara e profonda visione”) nelle quali, in posizione seduta, si passano minuti o ore all’ascolto delle sensazioni fisiche emergenti dall’interno del corpo, Buddha insegna proprio a tornare ad esse ogni volta che si è colti da una distrazione, ma soprattutto ogni volta che emerge un dolore, una sofferenza o, in generale, un’emozione.
Al manifestarsi dell’emozione Buddha invita il praticante ad osservare come questa si manifesti fisicamente nel corpo, senza scopo altro di osservarla con curiosità e distacco.
Questo è di fatto una delle basi della pratica mindfulness.
Mindfulness tecniche: meditazioni ed esercizi.
Arrivati qui vi proponiamo una piccola pratica di presenza, che potete eseguire con curiosità e senza aspettative, proprio in questo momento.
Sedetevi pure nel caso non lo foste, e prendetevi qualche istante per prendere contatto col vostro corpo fisico. Ponete l’attenzione al contatto tra il sedere e la sedia, tra le piante dei piedi e il pavimento. Percorrete col vostro sguardo interiore il cammino della vostra colonna vertebrale a partire dal coccige.
Risalite mentalmente vertebra dopo vertebra e lasciatevi distendere e allungare da questa spinta verso l’alto, approfittando per fare un respiro ampio e profondo aprite bene il petto e chiudete gli occhi (dopo aver finito di leggere!).
Portate la vostra curiosità al vostro respiro, prendendo consapevolezza dell’aria che entra ed esce dalle vostre narici, e dei movimenti nella pancia e nel petto che eventualmente avvertite. Impostante un timer di qualche minuto e provate, nella maggiore immobilità che vi è possibile, è stare concentrati sul vostro respiro, riacciuffando con gentilezza e senza giudizio la vostra mente, ogni volta che vi accorgete che se nè fuggita da qualche parte 🙂
Pronti? Via.
Mindfulness libri o corsi online?
Bene, se vi siete presi il tempo per fare questo piccolo esercizio vi sarete resi conto di quanto sia esperenziale la comprensione e la pratica della mindfulness.
A proposito, come vi sentite in questo momento? Notate differenza rispetto a prima dell’esercizio? Non ci sono risposte giuste o sbagliate, ma prendere l’abitudine di chiedersi come ci sentiamo è un’ottimo esercizio di consapevolezza e presenza che possiamo iniziare a fare fin da subito, tutti i giorni, più volte al giorno.
Di seguito elenchiamo alcuni testi di riferimento per chi vuole approfondire la propria conoscenza e comprensione della mindfulness, magari in vista di una crescita personale o ricerca di un benessere maggiore. Di fatto, però, tutti i maestri, orientali e occidentali, sono d’accordo su una verità, ovvero che la conoscenza mentale non basta per beneficiare degli effetti della pratica, bisogna mettere le mani in pasta e portare la mindfulness nella propria quotidianità, con una adeguata dose di impegno e sforzo.
- Amadei, G. (2013). Mindfulness. Essere consapevoli. Il Mulino, Bologna.
- Hanh, T. N. (1987). Il miracolo della presenza mentale (1992 ed.). Roma: Ubaldini Editore.
- Kabat- Zinn J.(1994). Dovunque tu vada, ci sei già. Una guida alla meditazione,TEA libri.
Nonostante la chiusura di molte strutture e le limitazioni a cui siamo tutti sottoposti, è possibile partecipare a percorsi di mindfulness in formula online. Tenete d’occhio il portale mindfulnessitalia: nella sezione “corsi” potete cercare dei percorsi offerti da dei professionisti qualificati, filtrando anche per regione. Ce ne sono di vari tipi anche online, i nostri consigli sono di verificare la competenza e l’esperienza di chi li conduce ed assicurarsi che ci sia una dimensione di “gruppo” (seppur virtuale) che risulta fondamentale in questi percorsi e l’approccio “settimanale” con esercizi da svolgere a casa.
Di fatto è nelle esperienze quotidiane che la mindfulness agisce davvero. Non è un caso che proprio in azienda si stia diffondendo moltissimo. Leggi l’articolo dedicato qui.