Pensiero laterale: trova soluzioni creative ed efficaci

Cos’è il pensiero laterale e “a cosa serve”? Questo articolo è dedicato a una risorsa straordinaria che non dovremmo mai sottovalutare o dare per scontata.
Se il cosiddetto “pensiero verticale” è quello che tendiamo a utilizzare più comunemente, il pensiero laterale rappresenta l’altra faccia della medaglia: una risorsa preziosa capace di tirarci fuori dai guai e di risolvere problemi e criticità con idee originali e significative.
Continua a leggere per scoprire come funziona e come puoi coltivare il tuo.
Pensiero laterale cosa significa
Contenuti
Il pensiero laterale è la modalità di produzione di senso che mettiamo in moto quando le dinamiche mentali che impieghiamo solitamente non danno i frutti sperati.
Se il pensiero verticale, quello che utilizziamo nella maggior parte dei contesti, è selettivo e procede per esclusioni, il pensiero laterale rifiuta le strade già battute e ci aiuta a creare nuovi modi di approcciare un concetto o un problema.
Rispetto al pensiero verticale, il pensiero laterale procede “a salti” e non è strettamente procedurale: la sua carica creativa fa sì che i nostri ragionamenti acquisiscano una dimensione e un andamento fuori dall’ordinario per consentirci di approdare a soluzioni insolite e qualche volta persino geniali.
Guardati intorno: noterai subito che le grandi invenzioni che ci circondano sono quasi sempre il frutto di questa modalità di pensiero, ovvero il risultato di elaborazioni mentali estrose e dotate di un certo livello di inventiva.
Edward De Bono, psicologo maltese e “padre” del pensiero laterale, ha definito questo tipo di approccio come esplorativo e generativo, ovvero capace di fare salti che ci conducono molto più in là rispetto alla progressione analitica del pensiero tradizionale.
Pensiero laterale e problem solving
Qualcuno confonde la semplicità con la banalizzazione, ma questo tipo di atteggiamento impedisce di dare il giusto valore a tutte quelle piccole e grandi esperienze che possono insegnarci come navigare con più sicurezza nel mare della complessità.
Il pensiero laterale, infatti, piuttosto che ricorrere a complesse elucubrazioni può suggerirci percorsi meno ovvi ma più vantaggiosi e “smart”. Riportiamo di seguito un esempio popolare che a nostro avviso esprime in modo diretto il potenziale del pensiero laterale: il problema dei tre interruttori.
Immaginiamo di trovarci all’interno di una stanza dotata di tre interruttori della luce, uno dei quali è collegato alla lampadina installata nella stanza accanto, che ha la porta chiusa. Ora immaginiamo di dover determinare qual è l’interruttore connesso alla lampadina avendo a nostra disposizione una sola occasione per entrare nella stanza in cui si trova la fonte di luce. Come possiamo accertarci di individuare correttamente l’interruttore giusto al primo colpo?
Il pensiero laterale viene in nostro soccorso con una soluzione creativa ed efficace, che illustriamo di seguito: come prima cosa dobbiamo premere due dei tre interruttori a disposizione, attendere cinque minuti e poi spegnerne uno. A questo possiamo recarci nella stanza accanto, quella dove si trova la fonte luminosa: se la lampadina è accesa, l’interruttore giusto è quello che si trova attualmente nella posizione ON; se la lampadina è spenta ma risulta calda al tatto, l’interruttore collegato è quello che abbiamo acceso e poi spento; se infine la lampadina è spenta e fredda, è chiaro che l’interruttore è quello che non abbiamo mai premuto.
Qual è stato in questo ragionamento il ruolo del pensiero laterale? Semplice: quello di spingerci a pensare fuori dagli schemi e, di conseguenza, a farci prendere in considerazione variabili che non appartengono al pensiero verticale-analitico, come ad esempio la temperatura del dispositivo.
Il pensiero laterale applicato al decision making
De Bono, già citato nel paragrafo introduttivo, è autore di un testo molto popolare e apprezzato sulle potenzialità del pensiero laterale: “Sei cappelli per pensare”.
All’interno dell’opera, lo psicologo invita chi deve prendere una decisione o risolvere un problema a indossare “sei diversi cappelli” (immaginari, naturalmente), ovvero a vestire i panni di altrettante figure, ognuna delle quali rappresenta una diversa prospettiva sul problema da affrontare.
Ecco i “cappelli” da esplorare, distinti per colore:
- Cappello bianco
Il cappello bianco è neutrale ed è patrono dell’oggettività. Quando lo indossi è il momento di concentrarsi su analisi dei dati, studiare le informazioni rispetto allo storico del problema e valutare eventuali casi analoghi. - Cappello blu
Il cappello blu simboleggia la razionalità. Se lo stai indossando devi concentrarti sulla parte pragmatica del decision making: procedure, metodi, organizzazione etc. - Cappello nero
Il cappello nero è quello dell’“Avvocato del Diavolo” o del “Bastian Contrario”: quando lo indossi devi mettere in discussione quanto stabilito nella fase precedente, prendendo in considerazione ogni possibile aspetto negativo o falla del sistema. - Cappello Giallo
Il cappello giallo rappresenta la positività e allenta la tensione sollevata dal cappello precedente: è il momento di concentrarsi sui “pro”, cioè sui vantaggi e sugli aspetti positivi della decisione che si è portati a prendere. - Cappello Rosso
Il penultimo cappello è quello dell’emotività. Indossalo e dai spazio al tuo intuito, all’istinto e alle sensazioni che non hai potuto liberare in precedenza. Questa fase può accogliere sfoghi, condivisione di intuizioni e discussioni animate. - Cappello Verde
Il cappello conclusivo è il verde, che con il suo colore rigoglioso simboleggia lo sviluppo di spunti creativi, la coltivazione di nuove idee e l’apertura a suggerimenti e proposte tesi al miglioramento del percorso intrapreso.
Secondo De Bono, indossare i sei cappelli significa riuscire ad abbracciare il processo di riflessione e decisione a 360 gradi, con una completezza fuori dall’ordinario che ci permette di comprendere a fondo l’oggetto del nostro pensiero e, di conseguenza, di formulare soluzioni cariche di inventiva.
Il segreto del metodo? La sospensione del giudizio, ovvero la disponibilità ad acquisire punti di vista differenti anche lontani da quello che conserviamo abitualmente.
Pensiero laterale come “approccio indiretto”
Il pensiero verticale ci spinge a collegare il problema A e la soluzione B con una linea retta che ignora prepotentemente qualsiasi altra possibilità. E se invece ci fossero altre soluzioni, magari ancora più vicine e praticabili di quella che ci è venuta in mente per prima?
Rinunciare alle scorciatoie palesi, alla (falsa) sicurezza dell’abituale e al comfort del “già visto” significa aprirsi alla possibilità di un mondo di nuove opportunità e soluzioni inesplorate.
Per accedere a questa dimensione di pensiero è spesso sufficiente adottare una di queste due strategie: riformulare la domanda che costituisce il problema (o porla a qualcun altro e aspettare che sia lui/lei a sviscerarla) o concentrarsi sulla soluzione ideale per poi procedere a ritroso e cercare il modo migliore per connetterla al problema reale.
Vuoi leggere altri contenuti come questo? Esplora le uscite del nostro blog.