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AUTOAPPRENDIMENTO: cos’è e come maturarlo

  • Posted by oltremeta
  • Categories Evidenza, Migliora la tua azienda, Studiare per lavorare
  • Date 2 Agosto 2021
Autoconsapevolezza esercizi

Anche tu hai sentito parlare di auto apprendimento? In questo articolo riveleremo cosa significa, a cosa serve e come possiamo sfruttarlo per evolvere.

Iniziamo dalle basi: l’autoapprendimento è l’altra faccia dell’autoformazione, conosciuta anche come apprendimento autodiretto. A discapito della definizione altisonante, si tratta semplicemente del processo che promuove un’attitudine partecipativa del soggetto discente rispetto alle conoscenze che vuole indagare e alle esperienze che attraversa.
Oggi abbiamo deciso di parlarne per comprendere più a fondo le dinamiche che caratterizzano questo tipo di attività e capire come sfruttarne le potenzialità per la nostra crescita personale.

Cosa significa autoapprendimento?

Contenuti

  • Cosa significa autoapprendimento?
  • Cosa significa autoformazione?
  • Breve storia dell’autoformazione
  • Come fare autoformazione

La parola “autoapprendimento” ha due possibili significati: da una parte designa l’apprendere da sé, senza l’intervento continuo di docenti; dall’altra, nel linguaggio tecnico informatico viene usata per fare riferimento alla capacità di un programma di migliorare le proprie prestazioni correggendosi da solo.
Se consideriamo per un attimo l’esperienza dell’apprendimento come un susseguirsi scientifico di prove, errori e ridirezionamenti, il secondo significato può rapidamente rivelarsi appropriato anche quando riferito all’esperienza umana.

autoapprendimento

Cosa significa autoformazione?

La parola deriva dall’unione della parola in greco antico αὐτός (ovvero “se stesso”) e del verbo latino “formāre” (cioè “dare una forma, modellare”). Già a partire dall’etimologia, quindi, possiamo intuire che l’autoformazione è un intervento della persona su se stessa, un processo di crescita che trova nella sua origine interiore un punto di forza straordinario.
La posizione attiva assunta dal soggetto, infatti, genera una potente motivazione all’apprendimento facendo “fermentare” importanti fattori interni come il bisogno di autostima, il desiderio di autorealizzazione e la volontà di acquisire conoscenze spendibili nel quotidiano o in contesto lavorativo.

Inoltre, basandosi sulla spinta interna del soggetto piuttosto che su imposizioni esterne (come avviene tradizionalmente nella maggior parte dei contesti educativi strutturati), l’autoformazione è capace di sviluppare una maggiore sintonia con i processi naturali dello sviluppo psicologico, assecondando i desideri del soggetto e la sua voglia di guidare i propri processi conoscitivi.

Breve storia dell’autoformazione

Il concetto di autoapprendimento ha preso la forma di una vera e propria disciplina soltanto nel XX secolo, ma affonda le proprie radici in tempi decisamente più lontani.
Già Platone, infatti, menzionava l’autoformazione come il fine più alto dell’educazione descrivendola come un modo di apprendere che mette al centro la sfera interiore e morale dell’individuo. Non a caso, inoltre, considerava questa capacità come il fattore discriminante secondo il quale distinguere il filosofo dall’uomo comune.

Nelle epoche successive l’autoapprendimento avrà altri importanti e noti difensori, passando da Cartesio (che ne parla all’interno dell’opera Discorso sul metodo) a Jean-Jacques Rousseau, che evidenzia l’importanza di porre il bambino e al centro del processo educativo.

In epoca post-moderna il concetto di autoformazione inizia ad essere sempre più spesso collegato all’età adulta e al contesto dello sviluppo professionale, legandosi a doppio filo al lifelong learning (del quale abbiamo già parlato)  necessario ad affermare la propria competitività in contesti formali e informali.

Nel XX secolo i risultati delle prime ricerche in merito, condotte in ottica comportamentista, vengono raccolti nell’opera Adult Learning (1928).
Scavalcata la metà del secolo, però, l’apprendimento in età adulta inizia finalmente a essere considerato come una fattispecie distinta dagli altri modi di apprendere, e il punto focale delle ricerche si sposta dai generali processi di apprendimento allo studio di conoscenze più specifiche proprio dell’età adulta.

Oggi, soprattutto grazie all’evoluzione della tecnologica e dei sistemi di informazione digitali, l’autoapprendimento si ritrova con una cospicua quantità di frecce al proprio arco (basti pensare alle infinite opportunità offerte dall’e-learning). Le modalità didattiche e la relazione tra soggetto e materiali della conoscenza si sono evolute a vantaggio del discente, che può finalmente costruire il proprio sapere in modo quasi totalmente autonomo.

autoformazione

Come fare autoformazione

I nostri suggerimenti per il miglioramento dei processi di autoapprendimento si basano sugli studi di Tremblay e Hiemstra, riassunti in una breve lista di competenze chiave e in un “pacchetto” di risorse da sfruttare.

Le cinque competenze fondamentali per la propria autoformazione sono:

  • conoscenza di sé e delle proprie modalità di apprendimento
  • capacità di riflessione critica sia durante l’apprendimento che a posteriori
  • propensione all’accettazione dell’incertezza come conseguenza della complessità
  • flessibilità rispetto a realtà e contesti
  • capacità di condivisione e interazione

Le risorse da mettere in campo, invece, sono le seguenti:

  • strumenti di pianificazione
  • tecniche di studio individuale
  • strumenti di sviluppo delle competenze
  • tecniche per lo studio di gruppo
  • ricorso alla comunità educativa

Come approccio iniziale, poi, è fondamentale riconoscere che l’autoapprendimento si basa su due leve diverse e complementari: l’autodeterminazione e l’autogestione.

Ancora prima di iniziare a imparare da sé, quindi, è necessario cominciare a imparare di sé, ovvero essere disposti a puntare la lente d’ingrandimento sulle proprie dinamiche interiori legate ai processi di apprendimento:

apprendere da soli

Come impariamo normalmente cose nuove? Cosa ci aiuta a comprendere e/o ricordare un’informazione? Su quali risorse (interne ed esterne) possiamo contare? Quanto siamo effettivamente disposti a sforzarci per apprendere?

Tanti anni fa il manager Clay P. Bedford riuscì a riassumere l’essenza di questo discorso in una sola, efficacissima frase: “si può insegnare a uno studente una lezione al giorno, ma se gli si insegna la curiosità, egli porterà avanti il processo di apprendimento per tutta la vita”.

Anche per questo è facile notare come i discenti appassionati siano spesso in grado di colmare con l’entusiasmo anche uno svantaggio a livello formale, come ad esempio un grado di formazione inferiore a quello di altri pari.
Chi non ha mai incontrato un anziano con la sola licenza elementare (o magari neanche quella) capace di parlare con estrema competenza, per esempio, di botanica o motori?

QUI TROVATE UN BEST OF DEI VIDEO DI TED A RIGUARDO- The love of lifelong learning

Studiare “da soli”

Oggi, per fortuna, anche nell’autoapprendimento non siamo mai davvero “soli”: la maggior parte di noi può contare su community, gruppi di studio informali, un vastissimo assortimento di tutorial e, soprattutto, sulla possibilità di utilizzare il web per entrare istantaneamente in contatto con esperti o colleghi da ogni parte del globo.

Nonostante questi vantaggi, però, avere un metodo di studio efficace è ancora fondamentale. Questo significa che bisogna essere in grado di gestire il tempo in maniera vantaggiosa, di imporsi un certo ritmo e di creare un piano di obiettivi allo stesso tempo ambizioso e realizzabile.

Oggi dedicarsi all’autoapprendimento significa prima di tutto lavorare su se stessi e sulla propria volontà, e in secondo luogo riuscire a destreggiarsi efficacemente nella selva delle fonti per individuare le opportunità formative più complete, esatte e adatte ai nostri scopi.

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