COS’E’ L’ASCOLTO ATTIVO? 10 consigli per migliorarlo.
L’ascolto attivo è una competenza importantissima per comunicare in maniera efficace ma viene spesso sottovalutata. Vieni a conoscerla più da vicino.
Nella maggior parte delle interazioni quotidiane siamo abituati a utilizzare modalità di ascolto superficiali: diamo udienza a qualcuno mentre facciamo altro, scriviamo un’e-mail mentre siamo al telefono o ci facciamo raccontare la giornata dal nostro partner mentre prepariamo la cena o diamo un’occhiata alla TV.
Se questa tipologia di ascolto può essere idonea a situazioni di svago o scarsa rilevanza, in campo lavorativo e relazionale non ci permette di ottenere le informazioni che potremmo ricavare dallo scambio né di intessere un rapporto significativo con il nostro interlocutore.
Continua a leggere per scoprire come testare e migliorare il tuo ascolto attivo.
Ascolto attivo definizione
Contenuti
L’ascolto attivo presuppone l’intenzione di prestare all’interlocutore e al suo messaggio tutta la nostra attenzione e comporta la disponibilità a diversi tipi di sforzo.
Per ascoltare attivamente una persona, infatti, dobbiamo ovviamente sforzarci di evitare le distrazioni ma anche impegnarci a sospendere il nostro giudizio per comprendere fino in fondo il punto di vista e le motivazioni dell’altro – e non solo: contrariamente a quello che si potrebbe ingenuamente supporre, pur trattandosi di un atto di fondamentale ricezione l’ascolto attivo implica anche una partecipazione verbale puntuale e ben studiata.
Ascolto attivo cos’è e perché è importante
L’ascolto attivo è la capacità di posizionarsi sulla stessa lunghezza d’onda dell’interlocutore per coglierne appieno il messaggio mettendo insieme i contenuti verbali, gli indizi paraverbali e gli elementi che possiamo dedurre da personalità e contesto di riferimento.
Dal momento che questo tipo di ascolto è fortemente orientato all’altro, è fondamentale conoscere il più possibile la persona con la quale stiamo interagendo al fine di identificarla al meglio: chi è? Cosa spera di ottenere dalla conversazione? Che rapporto ha o dovrebbe avere con noi?
Per un ascolto attivo efficace dobbiamo imparare a focalizzarci sui bisogni e sulle aspettative dell’altra persona con l’obiettivo di ottenere tutti i vantaggi di questo approccio: la creazione o il rafforzamento di rispetto e fiducia; una maggiore motivazione dell’interlocutore; l’abbattimento delle incomprensioni e, non meno importante, il miglioramento della capacità di ascoltare noi stessi.
Attraverso l’ascolto attivo, infatti, saremo capaci di raccogliere più informazioni, di verificarle in modo più efficace e quindi di minimizzare il rischio di malintesi o, peggio, inutili attriti.
Al cospetto di un ascoltatore attivo e attento, chi parla si dimostra maggiormente ben disposto e sarà portato a dire di più, spiegarsi meglio ed essere più comunicativo – insomma: ascoltare meglio ti aiuterà anche a rendere i tuoi interlocutori più piacevoli per te.
Non dimenticare che l’ascolto attivo è una competenza trasversale sempre più preziosa capace di aiutarti a comprendere non solo i contenuti ma anche i pensieri, i sentimenti e la cornice di riferimento del soggetto con il quale ti stai rapportando.
“Gli dei hanno dato agli uomini due orecchie
TALETE DI MILETO
e una bocca per poter ascoltare il doppio e parlare la metà.”
Ascolto attivo e passivo
Tra un ascolto attivo e passivo corre la stessa differenza che c’è tra “sentire” e “ascoltare”. Pensa alla musica: l’esperienza di quando ascolti la tua canzone preferita è decisamente diversa da quella in cui senti il jingle di sottofondo mentre fai la spesa.
Se nel primo caso presti una certa partecipazione e offri all’oggetto di ascolto una parte più o meno grande della tua attenzione, nel secondo ti limiti ad accettare sensorialmente qualcosa che tuo malgrado fa parte dell’ambiente. Come intuibile, difficilmente ti ricorderai le parole del ritornello di una canzone che hai sentito ma non ascoltato.
A differenza dell’ascolto attivo, l’ascolto passivo non aiuta la comunicazione e non ha alcun effetto positivo sulla relazione che si instaura tra due interlocutori. Pensa alle tue esperienze da parlante: sicuramente avrai provato almeno una volta il fastidio di una persona che non reagiva alle tue parole o ti concedeva chiaramente soltanto un’attenzione superficiale o sbrigativa.
Probabilmente in quelle occasioni il tuo interlocutore si sarà guardato intorno senza mantenere il contatto visivo, avrà commentato in modo approssimativo (o addirittura slegato dal discorso) e magari ti avrà anche inviato segnali paraverbali che ti mettevano fretta o facevano sentire a disagio, come alzare gli occhi al cielo o interromperti per cambiare discorso.
Livelli di ascolto degli altri
L’ascolto attivo è lo stadio più alto di tre atteggiamenti che possiamo dedicare al nostro interlocutore.
L’ASCOLTO SUPERFICIALE
Il primo, quello più approssimativo, è l’ascolto superficiale. Questo si basa sull’intuito e sulla volontà di carpire il senso generale del discorso senza soffermarsi troppo sui dettagli né farsi domande sullo stato psicoemotivo della persona con la quale stiamo parlando. Al termine di uno scambio di questo tipo, solitamente sappiamo di cosa abbiamo parlato ma ne tratteniamo soltanto qualche elemento distintivo.
L’ASCOLTO LOGICO
Il secondo livello di ascolto è quello logico, ossia il tipo di ascolto che ci spinge a concentrarci sui contenuti esposti dall’interlocutore per verificarne il senso. Se ci troviamo già un passo avanti rispetto alla situazione descritta poco fa, questa non è comunque la tipologia di ascolto ideale poiché non ci permette di approfondire alcuna questione e non contribuisce affatto alla costruzione o al rafforzamento della relazione.
L’ASCOLTO EMPATICO
Il livello più alto che possiamo offrire alla persona con la quale ci stiamo confrontando è il terzo, ovvero l’ascolto empatico, un ascolto attivo che ci spinge a metterci nei panni dell’altro per aiutarci a comprendere non soltanto ciò che viene detto ma anche quello che viene taciuto o comunicato attraverso elementi non verbali.
Ascolto attivo e empatia
Per prestare un ascolto autenticamente attivo abbiamo bisogno di entrare in empatia con il nostro interlocutore, ovvero di essere capaci di metterci sul suo stesso piano per comprenderne stato d’animo e situazione. Altrettanto importante, però, è evitare di cadere preda di comportamenti che vengono spesso confusi con l’empatia, come la compassione paternalistica o la tendenza a lasciarsi contagiare dalle emozioni dell’altra persona (es. arrabbiandosi davanti al racconto di qualcosa che gli o le ha provocato ira).
L’ascolto empatico ci cala nei panni dell’altra persona facendoci resistere alla tentazione di esprimere giudizi, dare consigli non richiesti o fornire soluzioni che non ci competono, aiutandoci a offrire comprensione all’interlocutore e trasmettere un senso di accoglienza.
La maggior parte delle persone, infatti, ascoltano perseguendo un proprio obiettivo (ascoltano per rispondere, ad esempio) mentre dovremmo imparare ad “ascoltare per ascoltare”, perché,
“La verità è che raramente una risposta può migliorare le cose – quel che rende le cose migliori è il legame.”
Brené Brown
Ascolto attivo esercizi
Ci sono degli esercizi per l’ascolto attivo che possono aiutarti ad allenare le capacità chiave per avere successo in questo frangente. Te ne suggeriamo tre:
Valuta la conversazione
Al termine di uno scambio verbale, prenditi qualche minuto per analizzare il tuo comportamento e capire se e quanto hai utilizzato l’ascolto attivo. Hai mantenuto l’attenzione sul tuo interlocutore? L’hai mai interrotto? Se sì, quanto spesso e perché? Hai dato giudizi e consigli o hai sfruttato l’empatia per accogliere l’interlocutore senza sostituirti a lui? Appuntati ciò che non ha funzionato e cerca di migliorare.
Esercitati in coppia
Scegli qualcuno che, come te, vuole migliorare le proprie capacità di ascolto attivo e imbastite delle conversazioni in cui esponete elementi reali (è importante che la vostra partecipazione emotiva sia verosimile!) e vi sforzate di minimizzare l’ascolto passivo utilizzando l’empatia al massimo delle vostre possibilità.
Riscrivi uno scambio
Pensa a una conversazione che ti ha lasciato con l’amaro in bocca – può trattarsi di una vendita sfumata, di un accordo non raggiunto o di un conflitto con la persona che frequenti (l’importanza dell’ascolto attivo è assolutamente pervasiva!). Scrivi su un foglio le battute principali dell’altra persona e immagina di ascoltarle con concentrazione ed empatia per elaborare le tue risposte in un modo che ritieni avrebbe potuto rendere lo scambio più vantaggioso.
Pensate ai benefici che questo porterebbe se introdotto in ambienti come la scuola, a tal riguardo un link interessante di save the children.
10 consigli per migliorare l’ascolto degli altri
Per iniziare a migliorare da subito le tue capacità di ascolto puoi mettere in pratica questo breve decalogo:
1️⃣Crea e mantieni un buon contatto visivo
2️⃣Orientati all’altra persona, che dev’essere il focus della conversazione
3️⃣Se non hai tempo, rimanda: meglio far aspettare che ascoltare distrattamente
4️⃣Non cedere alla distrazione: offri la tua attenzione in modo esclusivo
5️⃣Prediligi la seconda persona alla prima: “Come ti fa sentire?” e non “Io sarei furioso!”
6️⃣Riformula: ripetere a parole tue ciò che hai ascoltato permette di chiarire eventuali fraintendimenti, fa sentire l’interlocutore accolto e gli permette di vedere le cose più chiaramente
7️⃣Trattieni i giudizi non richiesti
8️⃣Mettiti nei panni dell’altro ma non farti trascinare (soprattutto se la persona è arrabbiata)
9️⃣Pensa alla risposta da dare soltanto quando l’interlocutore ha finito di parlare
🔟Dimostra la tua attenzione con cenni, interiezioni o brevi feedback
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