RIDERE É UNA COSA SERIA: benefici sul lavoro e in azienda

“Ridere è una cosa seria” non è soltanto il titolo di un popolare libro della psicologa Donata Francescato ma anche una realtà psicosociale che dovremmo tutti indagare meglio e di più a partire dalla vita di tutti i giorni.
Se è evidente che la capacità di ridere di gusto è una qualità importante per allacciare e coltivare rapporti interpersonali gratificanti, è anche vero che la stessa risorsa può rivelarsi immensamente preziosa anche in contesti tradizionalmente percepiti come “grigi” quali quelli professionali e aziendali.
In questo articolo, quindi, partiremo dall’assunto che “ridere è una cosa seria” per arrivare a tracciare una panoramica delle sue potenzialità in ambito lavorativo. Iniziamo?

Ridere è una cosa seria: ecco perché
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Una risata genuina è uno strumento fondamentale per trasmettere positività, disinnescare tensioni e coltivare rapporti interpersonali all’insegna della leggerezza (che “non è superficialità”, come ci ricordava Calvino) e del buonumore. La risata frutto di un umorismo intelligente e positivo pensato per indurre alla riflessione e stimolare lo scambio, infatti, ha un altissimo potere lubrificante all’interno dei rapporti umani più diversi: familiari, di coppia, professionali e persino politici.
E allora perché la risata è ancora così censurata? Il problema è essenzialmente culturale: non a caso, le generazioni più mature ricorderanno sicuramente le pressioni vissute a scuola affinché si rimanesse tutti “seri e composti” senza alcuna concessione alla risata, considerata una specie di cugina sguaiata e imbarazzante del più sobrio sorriso.
Allo stesso modo, molti contesti di lavoro particolarmente tradizionalisti promuovono ancora un ambiente in cui i segnali non verbali dell’austerità espressiva vengono confusi con la professionalità, mentre è facile capire perché un lavoratore gioviale è tendenzialmente più piacevole (e sereno) di un muso lungo che non vede l’ora di timbrare per poter uscire e rilassare i muscoli facciali senza la maschera laconica di una serietà forzata.

Ridere al lavoro: la trasmissione del benessere
“Da un sorriso nasce sempre un altro sorriso”: a dirlo non siamo noi ma Ippocrate, che nel IV secolo a.C. aveva già compreso le potenzialità di positività espressiva e buonumore. E che dire del vecchio adagio “ridere è la migliore medicina”? A dispetto della sua natura popolare, questa convinzione è ormai supportata dalla scienza che, con molteplici studi, ha rilevato come l’umorismo sia capace di ridurre ansia e stress, alleggerire i sintomi della depressione e aumentare energia, creatività e capacità produttive.
Coltivare l’ironia a lavoro
Il potere dell’umorismo nel lavoro è davvero notevole nonostante venga troppo spesso trascurato. Di seguito riassumiamo i principali benefici che una sana risata positiva può apportare negli ambienti professionali:
- Ridere aumenta il morale: condividere il buonumore attraverso l’umorismo rafforza il senso di comunità e migliora il clima lavorativo favorendo rapporti positivi tra colleghi e collaboratori.
- Ridere migliora il senso di disponibilità: una persona gioviale viene percepita come più accessibile, pertanto gli altri saranno più disposti a confrontarsi con qualcuno che dimostra un’indole aperta e positiva.
- Ridere rafforza i legami di fiducia: l’umorismo e la risata sono collegate alla sfera dell’autenticità, quindi tendiamo naturalmente a considerare chi scherza e ride come una persona più genuina e sincera di chi indossa la maschera della serietà d’ufficio.
- Ridere aumenta la produttività: l’umorismo contribuisce a creare un’atmosfera positiva che incoraggia l’interazione, il confronto e le relazioni spontanee – tutti ottimi ingredienti per migliorare il lavoro di squadra e la produttività generale.
- Ridere facilita l’apprendimento: un approccio didattico improntato alla positività e al buonumore riduce lo stress, aumenta la comprensione e incoraggia lo scambio tra pari e con i superiori.
- Ridere disinnesca i conflitti: la capacità di fare umorismo intelligente anche nelle situazioni più tese è una risorsa altamente efficace per assottigliare la distanza tra le parti in opposizione e facilitare il dialogo in vista di una mediazione il più possibile rilassata e positiva.
- Ridere incoraggia la resilienza: sul lavoro come nella vita privata, una risata può aiutarci a superare più facilmente problemi, delusioni e fallimenti. In ambiente professionale, condividerla aiuta ad aumentare lo spirito di gruppo e a stimolare un problem solving più spontaneo e collettivo.

Umorismo nel lavoro: come si coltiva
A questo punto dovremmo aver chiarito tutti i punti principali per cui ridere è una cosa seria. Ma se non avessi abbastanza motivazioni per farlo in ufficio?
Ecco qualche “trucchetto” per ridere al lavoro tutti i giorni:
- Fai autoironia: ridere di noi stessi ci aiuta a superare più facilmente i momenti di imbarazzo o frustrazione e, allo stesso tempo, ci permette di creare rapporti più solidi con i collaboratori.
- Vorresti lamentarti? Ridi: davanti alle situazioni più fastidiose, cerca un aspetto buffo (o tragicomico) per trasformare la disavventura in un aneddoto divertente.
- Circondati di spunti allegri: uno screensaver umoristico, il tuo meme preferito o una newsletter divertente sono tutti strumenti utili per stimolare riso e buonumore lungo tutto l’arco della giornata.
- Memorizza le cose che ti fanno ridere: se senti una storia divertente o ti accade qualcosa di buffo, condividi la battuta o l’aneddoto con i colleghi per rafforzare il tuo buonumore e trasmetterlo agli altri.
Ridere è una cosa seria… ma è anche uno degli atti più naturali per tutti gli esseri umani: se ogni giorno respiriamo, beviamo e mangiamo, dovremmo anche ricordarci di trovare sempre un motivo per ridere!
Qualche citazione per voi:
Non si smette di ridere invecchiando, si invecchia quando si smette di ridere.
(George Bernard Shaw)
Non ridiamo perché siamo felici, ma siamo felici perché ridiamo.
(William James)
Per ridere veramente, devi essere in grado di sopportare il tuo dolore e giocare con esso.
(Charlie Chaplin)
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