A cosa serve la creatività?
Rispondere a questa domanda non è semplice, e soprattutto non è scontato. Al di là degli schieramenti ideologici, a partire da chi la interpreta come un dono sacro fino ad arrivare a chi la considera un’inclinazione sciocca e priva di sbocchi, definire l’utilità della creatività presuppone una riflessione che ha bisogno allo stesso tempo di distanza e partecipazione, di visione globale e studio del dettaglio.
Se anche tu hai intrapreso un percorso di studi o un lavoro creativo per sentirti porre da amici e parenti la fatidica domanda “Qual è la sua utilità?”, magari nella più prosaica versione “Che ci fai?”, questo articolo è per te.
Fai parte di quelli che chiedono “A che serve”?
Bene: questo articolo è soprattutto per te.
L’utilità della creatività
Contenuti
Spesso ci vengono proposte visioni del mondo in cui le persone creative non hanno che un impatto marginale sulla realtà. Davanti a un fornaio che nutre un quartiere o a un muratore che costruisce una cosa importante come una casa a partire dalla terra nuda viene quasi spontaneo pensare che a tirare l’aratro del mondo siano i produttori dei beni più essenziali, e non certo i “creativi”.
Giocando a immaginare di ritrovarci su un’isola deserta o nel mezzo di un’apocalisse zombie, la maggior parte di noi probabilmente cercherebbe di tirare nella propria squadra gli individui dotati di capacità tecniche preziose, come un infermiere, un’esperta di arti marziali o qualcuno di abile nell’identificazione delle piante edibili. Probabilmente, a ben pochi di noi verrebbe in mente di portare con sé una persona creativa: l’istinto sarebbe quello di chiedersi “ok, sei creativo, ma cosa sai fare?” – ovvero “come puoi essermi utile?”.
In passato abbiamo già parlato della creatività: di cos’è, di come si allena, del fatto che non è (solo) un talento naturale ma qualcosa che si può nutrire e sviluppare.
Assodato che stiamo parlando di un’abilità, ovvero di una vera e propria skill, non ci resta che esplorare i suoi possibili esiti per individuare quelli più squisitamente pragmatici – ovvero quelli più adatti per colpire e affondare l’annosa questione del CCF: Che Ci Fai.
Abbiamo già parlato della creatività come espressione del pensiero divergente, e di quest’ultimo come completamento ideale del pensiero convergente, ovvero di quello che passa attraverso conoscenze pre-acquisite.
Il primo passaggio per comprendere l’utilità della creatività sta proprio qui: nella capacità generativa del pensiero divergente, grazie al quale possiamo scoprire e intraprendere strade diverse da quelle già percorse da altri o da noi stessi. In fondo, dobbiamo prendere atto che molte delle nozioni che abbiamo incamerato nella nostra enciclopedia interiore sono state, ad un certo punto del passato, intuizioni geniali assolutamente “avanti” rispetto al proprio tempo.
Cosa significa? Facile: che anche gli strumenti che impieghiamo nel pensiero convergente sono stati originariamente frutto di una divergenza rispetto alla norma.
Parliamo del pane
Prima abbiamo citato il fornaio, figura maestra di chi produce qualcosa di insindacabilmente utile. Ecco, pensiamo ai nostri antenati preistorici: qualcuno, un giorno, deve essersi svegliato e deve aver detto “credo che schiacciando questi semi potrei ottenere una polvere che, mescolata all’acqua, creerà una pappetta gustosa”. Probabilmente qualcuno l’avrà preso per scemo, e magari un capannello di ominidi avrà atteso trepidante il fallimento del genio visionario sgranocchiando manciate di semi sfusi. Intanto il “collega”, a un certo punto, inventava la farina.
Qualche tempo dopo, un altro individuo fantasioso avrà pensato di scaldare la pappetta sul fuoco e si sarà accorto che poteva ottenere qualcosa di croccante: nascono i pani non lievitati. Passano i secoli e un bel giorno, in Egitto, un altro omino fantasioso (magari anche un po’ distratto) si accorge di aver dimenticato in un angolo un pugno di pappetta cruda e, notando che era cresciuta di volume e aveva acquisito un aroma strano, si sarà detto “Quello che non strozza, ingrassa” e l’avrà cotta su una pietra calda, inventando il primo pane lievitato.
Pensate a cosa doveva avere in testa il fornaio che intorno al XV secolo decise di preparare un impasto con dentro burro, miele e canditi – poteva essere una schifezza, invece è nato il panettone.
Che c’entra tutta questa digressione sul pane?
Tutto: ci serve a dare una prima dimostrazione del fatto che anche dietro al pragmaticissimo fornaio, campione di realismo, c’è un’intera Storia fatta da quelli che oggi chiamiamo creativi.
I creativi che hanno cambiato la Storia e il nostro modo di vivere
Non tutti gli autori di invenzioni che hanno plasmato la storia dell’umanità hanno nomi conosciuti. Per esempio non sappiamo chi è stato a inventare la ruota intorno al 3500 a.C., così come non abbiamo ancora individuato chi ha il merito di aver creato la prima bussola.
Conosciamo la storia “recente” dei calendari, ma non sappiamo a quale essere umano venne in mente per la prima volta di tentare di scandire il tempo in maniera universale, così da allineare la propria comunità (oggi facciamo a mala pena a meno di Google Calendar).
Chi ha abbozzato per la prima volta la scrittura? Chi ha realizzato il primo papiro in assoluto?
Non ci sono risposte, ma per esempio sappiamo che grazie a un’intuizione di Johannes Gutenberg i libri si sono trasformati da esosissimi status symbol ed esclusivi strumenti di elevazione culturale a prodotti sempre più “di massa”, contribuendo all’aumento dell’alfabetizzazione e quindi promuovendo una cultura più vasta, popolare e alla portata, se non di tutti, almeno di molti.
Quando, nel corso del XVIII secolo, Thomas Newcomen e James Watt lavorano (separatamente) al motore a vapore, probabilmente non sanno ancora che stanno accendendo la miccia per ben due rivoluzioni industriali.
Poi arriveranno invenzioni come il frigorifero, il telegrafo, la lampadina, l’aeroplano, il televisore, i transistor, ARPANET (l’antenato di Internet), il telefono cellulare, i social network. Persino il caro, vecchio pane che abbiamo studiato prima vive le sue trasformazioni: il pane prefettato (quello che chiamiamo comunemente pancarrè con un francesismo sconosciuto Oltralpe) “nasce” nel 1928 ad opera di Otto Rohwedder, un gioielliere (!) con la fissa della precisione, ed evidentemente delle fette uniformi.
Insomma: è innegabile che gli innovatori siano da secoli la forza motrice della Storia in divenire, nonché i responsabili di uno stile di vita che cambia continuamente, trasformandosi per stare al passo delle nuove scoperte.
Leonardo Da Vinci o Steve Jobs? Non dobbiamo scegliere – la cosa fondamentale è dare il massimo per entrare, a modo nostro, nella corrente dell’evoluzione creativa.
Tre consigli per mettere a frutto la creatività
L’antropologo Augustín Fuentes, intervistato da National Geographic (https://www.nationalgeographic.com/news/2017/04/creative-spark-augustin-fuentes-evolution/), presentando i temi centrali del suo libro “The Creative Spark: How Imagination Made Humans Exceptional” ci consegna tre consigli chiave:
- “Do some art!”: da bambini quasi non riusciamo a contenere l’istinto di disegnare, impastare, inventare. Crescendo sviluppiamo nuove competenze ma rischiamo di perdere l’entusiasmo lungo la strada. La soluzione? Non smettere mai di fare qualcosa per “allenare il nostro muscolo creativo”.
- “Make a meal”: preparare un pasto presuppone abilità e fantasia. Mettiti alla prova con una ricetta “vuota frigo” di tua invenzione: osserva gli ingredienti che hai e trova il modo di rendere onore alla nostra capacità millenaria di nutrirci preparando qualcosa di “fantastico, fantasioso e gustoso”.
- “Just reflect”: riconsidera la settimana che hai trascorso e chiediti quante volte hai collaborato alla realizzazione di qualcosa, quante volte ti sei confrontato creativamente con altri, cosa hai prodotto, che idee hai scartato e quali intuizioni hai deciso, al contrario, di sviluppare.
Prendi la tua creatività (soprattutto se l’hai sepolta da qualche parte) e mettiti al lavoro per fare quello che sei capace di fare: porti nuove domande e pensare a tutte le possibili soluzioni. Non tutti cambieranno la Storia, ma sicuramente possiamo sfruttare al massimo il nostro percorso.
La creatività serve anche a questo.