ARTISTI E IMPRENDITORI: analogie e differenze
Pensando alla figura dell’artista e alla figura dell’imprenditore, ci si rende facilmente conto che il tempo ne ha delineato i caratteri in maniera quasi contrapposta.
Storicamente, infatti, la figura dell’imprenditore si
attribuisce al mercante che sfruttava la propria merce per trarne del profitto
commerciale, mentre l’artista nasce come un personaggio legato prima alla magia
e poi al diletto.
L’imprenditore è stato successivamente considerato un intermediario tra
produttore e consumatore; l’artista un soggetto votato alla cultura.
Osservati nella storia, questi due mondi non avrebbero mai potuto incontrarsi.
Da un lato la detenzione delle leggi del mercato, dall’altro la ricerca di un
significato profondo della vita.
Gli uni ad occuparsi della gestione delle faccende terrene, gli altri a
contatto con una dimensione quasi irreale.
Le due figure sono espressioni di una necessità e predisposizione dell’essere umano. Concretezza e astrattezza. Materia e spirito. La distinzione è davvero così netta?
La mente
Contenuti
Il funzionamento della mente dell’essere umano è il grande quesito del nostro tempo.
L’osservazione della divisione del cervello in due emisferi, quello destro e quello sinistro, ha dato vita a numeri studi secondo i quali ciascuna area abbia una funzione ben determinata e precisa.
Sarebbero da “imputare” all’emisfero destro le nostre capacità
creative. Lì vi sarebbe la sede delle passioni, delle sensazioni e dei
sentimenti.
Calcolo, precisione, analisi sono invece le funzioni dell’emisfero sinistro.
Costantemente impegnato a processare una mole enorme di dati al fine di
emettere una risposta computazionale.
Su tale base sono stati effettuati numerosi studi psicologici e comportamentali
impegnati nel verificare che dalla predominanza di una delle aree del cervello
risulti un determinato carattere ed estro della persona.
S’attribuisce all’uso prevalente della parte destra la cosiddetta vena artistica. Dimora di passione e creatività insieme, se ben utilizzata darebbe accesso alle porte della creazione stessa.
Dal ferreo utilizzo della parte sinistra deriverebbero tutte le personalità che si sono distinte nella matematica, nell’analisi e nella ricerca sperimentale.
Così parlando, si ha l’impressione che vi sia una netta divisione tra le due aree e il loro utilizzo: una contrapposizione inconciliabile tra una visione metafisica e una visione empirica della vita.
Noi stessi ci rendiamo conto nella nostra vita quotidiana, che si alternano in maniera più o meno ritmata momenti in cui utilizziamo la nostra parte creativa, ossia quando scriviamo, quando parliamo, quando ci lasciamo andare ai sogni e immaginazioni; a momenti in cui calcoliamo, prendiamo delle decisioni in base alle esperienze pregresse e alle previsioni future, ci sentiamo radicati e concreti.
“La testa tra le nuvole” e “i piedi per terra” sono due stati d’essere incompatibili?
La visione
Quando un artista inizia il proprio processo creativo, immagina il prodotto finito. Mentre si trova ancora nella fase del pensiero, parte all’insegna della sua personale avventura: si lascia guidare dalla sua immaginativa e utilizza gli strumenti che ha a disposizione per raggiungere il proprio obiettivo.
E l’imprenditore? Proprio come il suo collega, si cimenta in un’impresa. Sente di poter realizzare il proprio progetto e utilizza le sue capacità per concretizzarlo.
In entrambi i casi si parte, dunque, da una visione di quello
che ancora non è presente nella realtà e si impiegano tutte le proprie forze
per renderlo vivente.
Se nel primo caso ciò che viene realizzato è classificato come arte – ossia una
forma di espressione volta a descrivere uno stato interno del proprio io -, nel
secondo, l’imprenditore compie lo stesso percorso per dare luce ad un’idea o un
progetto per esercitare “un’attività economica organizzata ai fini della
produzione e dello scambio di beni e servizi”.
L’artista e l’imprenditore creano due mondi diversi?
La fiducia
Il parallelismo tra l’artista e l’imprenditore si nota anche nel
senso di fiducia di cui entrambi si avvalgono. La speranza che ciò che si ha
nella propria testa riesca a venir fuori e a diventare un messaggio
comprensibile ai più, li guida come un faro.
Se nell’arte c’è un modo di esprimersi che guarda aldilà del recinto e che
viaggia da interiorità a interiorità, nella sua realizzazione, l’impresa si
innesta in un sistema con delle regole da cui prendere le mosse.
La fiducia nei confronti del proprio entourage, l’impegno nella
condivisione della propria idea, determina la riuscita o meno della propria
opera.
Sia l’atto dell’uno che l’azione dell’altro presuppongono uno stato di ottimismo e fiducia nelle proprie e nelle altrui capacità.
Lo stato di flow
Ad accomunare maggiormente uno spirito creativo e uno
imprenditoriale c’è lo stato di flow. Lo psicologo Mihály
Csíkszentmihályi fu il primo ad occuparsi di analizzare
questo particolare stato d’animo e la chiamò proprio la teoria del flusso.
L’essere completamente concentrati e assorti in un’attività, al punto di
perdere la cognizione dello spazio e del tempo, è difatti considerato uno dei
momenti più idilliaci per l’essere umano.
La totale focalizzazione esclude automaticamente qualsiasi tipo di distrazione:
l’essere nel flow, nel flusso appunto, sarebbe il volano di ogni realizzazione.
La mente, difatti, non riesce a processare in maniera efficiente l’enorme mole
di informazioni che riceve costantemente.
Oggi siamo tutti esposti ad un assiduo scambio di dati, la nostra attenzione fa
fatica a fermarsi in un punto per un tempo tale che lasci che inizi lo stato di
flow.
Allenamento, determinazione e soprattutto la volontà di dirigere la propria
attenzione ad un unico obiettivo sono la chiave per entrare nel flusso e
scendere in profondità della realizzazione della propria idea.
L’artista e l’imprenditore hanno entrambi la capacità di sfruttare questo stato per rendere concreto ciò che fino ad un momento prima era solo immaginato.
Il linguaggio
L’artista, come l’imprenditore, si avvale di un linguaggio
proprio, capace di liberare nel mondo ciò che prima risultava essere
imprigionato nella propria mente.
La terminologia creativa si fonde con quella tecnica e ciascuno dei soggetti le
miscela in modo tale che si possa comprendere in maniera inequivocabile quale
sia il codice del proprio operato.
Non a caso, molte volte, dall’arte prende vita un business ad esso relativo e
viceversa.
Oggigiorno sia l’artista che l’imprenditore sono consapevoli di quanto sia importante trovare il giusto modo di esprimersi.
Sebbene sembri azzardato affermare che tutti gli artisti siano imprenditori e tutti gli imprenditori siano artisti, è bene rilevarne le affinità sopratutto dal momento in cui il “bello” e il “ben fatto” si sono affermati come due binari su cui deve viaggiare l’attività sia dell’uno che dell’altro.
Lo scopo
Gli intenti dei due mestieri restano, comunque, sempre distinti. E sono dettati
dalle principali differenze d’intenti.
L’artista, nel senso proprio che nel senso comune è colui che esercita una delle belle arti, figurative e non. Appartengono a questo insieme i poeti, i pittori, i ballerini, i compositori, gli attori e tutti coloro che operano in maniera virtuosa con un uso sopraffine della tecnica della propria arte di riferimento.
L’imprenditore, come abbiamo affermato, è colui che esercita una attività economica in maniera professionale e dunque che abbia un’impresa legata alla produzione, alla diffusione, allo scambio o al commercio.
Senza ombra di dubbio non si può non affermare che fare arte sia un’impresa e che che fare impresa sia, comunque, un’arte.