Coaching, questo nuovo sconosciuto amico!
Hai un problema al lavoro? Non vai d’accordo con tuo figlio? Vorresti giocare meglio a tennis? La tua azienda non fattura abbastanza? Vorresti una vita migliore?
Beh, la risposta è una sola allora… COACHING SUBITO!
Il coaching è indubbiamente un fenomeno sempre più generalizzato, del quale si promettono vaste applicazioni, spesso però, a mio giudizio, senza comprendere appieno il suo intimo significato. Ne consegue un abuso è spesso una confusione generalizzata sul fenomeno, che almeno in Italia è evidente.
Diciamo subito che c’è coaching e coaching, con questo articolo vorrei condividere con voi quello che è per me il coaching e quello che non è, e darvi dei consigli pratici su come scegliere il coaching giusto per voi ed aumentare al massimo la probabilità di avere un percorso di successo.
Bene, partiamo subito dicendo che il coaching è prima di tutto una relazione facilitante tra 2 persone: il coach ed il coachee; all’interno di questa relazione si sviluppano situazioni virtuose, che dovrebbero portare il coachee a raggiungere un futuro desiderato.
La relazione in questione si costituisce grazie ad una serie di incontri e un rapporto di fiducia/ascolto/accoglienza/alleanza, all’interno del quale stimolare l’attivazione della persona, per permetterle di reggere gli obiettivi prefissati, promuovendo lo sfruttamento del potenziale del soggetto coinvolto.
Il buon coach
Il buon coach: ascolta, fa domande, non decide per voi, facilità il vostro dialogo interiore e supporta una decisione e un’azione che rimanga nelle vs disponibilità, restituisce, rimanda, chiede conferme e, fondamentalmente attraverso delle sessioni, esplora i seguenti ambiti:
- presente percepito
- futuro desiderato
- potenziale
- obiettivi
- piani d’azione
- monitoraggio
In ognuna di queste esplorazioni, il buon coach cerca di facilitare l’armonia tra ciò che la persona fa, ciò che la persona ha, ciò che la persona sa, ciò che la persona pensa, ciò che vuole e ciò che sente. L’armonia e la coerenza tra queste dimensioni producono un agire virtuoso, dal quale il coachee trae beneficio ed efficacia.
Come ciò avviene dipende dalla formazione del coach ed esistono in Italia degli istituti e delle associazioni che definiscono le linee guida all’interno delle quali è giusto poter usare questa parola; il consiglio è affidarsi a qualcuno che si sia formato in organizzazioni riconosciute, quanto meno.
Il coaching quindi è:
- maieutica
- relazione facilitante
- sviluppo del potenziale
- autodefinizione di obiettivi
- strumento di evoluzione
- monitoraggio e miglioramento continuo
Il coaching non è:
- psicoterapia
- la panacea di tutti i mali
- un qualcosa che si improvvisa
- un percorso standardizzabile
- deresponsabilizzazione
- consulenza aziendale
Pertanto, se vi troverete a valutare un coach, per voi o per la vostra azienda, prima di iniziare cercate di capire:
- se avete l’empatia giusta con il coach a livello individuale
- se l’approccio seguito è quello che fa per voi
- se avete la reale intenzione e le giuste motivazioni per supportare il processo
- se siete pronti realmente a mettervi in discussione
- se potete sopportare il costo collegato al processo
- se siete pronti a continuare la strada del miglioramento anche da soli
Bene, detto questo, lasciamoci con una domanda: il coaching funziona?
La maggior parte delle grandi aziende e dei grandi manager che io abbia incontrato ne fa uso, pertanto direi che sicuramente qualcosa di buono c’è, l’importante è scegliere l’approccio più adatto per voi e lavorare sodo per migliorare, in un’ottica di lungo periodo.